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Parliamo di... |
Le nostre volontarie ricevono spesso richieste di informazioni o di chiarimenti su varie questioni riguardanti la salute dei nostri amici a quattro zampe, l'alimentazione, l'educazione, l'inserimento nella vita familiare... e non solo. In questa sezione raccogliamo le tematiche di maggior interesse e attualità. |
L'alimentazione invernale(Gennaio 2024)L'alimentazione invernale dei quattro zampe è cruciale per garantire il loro benessere nel corso dei mesi più freddi. Durante questa stagione i cani possono avere esigenze caloriche maggiori legate ai rigori climatici. Variando la quantità delle razioni non bisogna perdere di vista che è fondamentale mantenere un'alimentazione adeguata e bilanciata.
Prima di tutto, occorre assicurarsi che il cibo contenga una quantità adeguata di proteine di alta qualità, che aiutano a mantenere la massa muscolare.
Le proteine sono un elemento chiave nell'alimentazione invernale, svolgendo diversi ruoli importanti per il loro organismo. Questi nutrienti sono fondamentali, non solo per mantenere la massa muscolare, come già detto, ma forniscono anche l'energia necessaria per contrastare le temperature più fredde. Le proteine di alta qualità provenienti da fonti come carne magra, pesce o uova sono particolarmente benefiche.
Anche gli acidi grassi omega-3 sono importanti, soprattutto per la pelle e il pelo, particolarmente sensibili durante l'inverno a causa dell'aria secca e del riscaldamento. Gli acidi grassi omega-3 contribuiscono in modo significativo alla salute generale: li troviamo ad esempio nel salmone, nei semi di lino o negli integratori specifici, e giocano un ruolo cruciale nel mantenere la pelle idratata e nel mantenere un manto sano. Gli acidi grassi hanno anche proprietà anti-infiammatorie, supportando il benessere articolare. Introdurre fonti di omega-3 nella dieta del nostro animale può quindi contribuire non solo alla sua bellezza, ma anche al suo comfort fisico durante la stagione invernale.
È importante anche l'apporto di vitamina D.
Quanto appena detto, tuttavia, e va sottolineato, non significa semplicemente "riempire la ciotola di più", ma modulare la composizione dei suoi pasti in relazione alla stagione e all'attività fisica: se le passeggiate diventano sempre più brevi a causa delle condizioni meteorologiche avverse (per loro e per noi), potremmo dover ridurre leggermente la quantità di cibo per evitare un aumento di peso a causa della forzata sedentarietà.
Come sempre, verifichiamo che il nostro amico abbia sempre accesso all'acqua fresca: l'aria secca (anche quella di una casa riscaldata) può contribuire alla disidratazione. Il suo benessere generale dipende anche dalla possibilità di bere liberamente.
In sintesi, una dieta equilibrata, ricca di proteine, acidi grassi omega-3 e vitamine, insieme a una gestione oculata delle porzioni e all'accesso costante all'acqua, contribuirà a mantenere il nostro beniamino in salute durante l'inverno. | |||||
Gli manca la parola?(Dicembre 2023)L'attitudine dei nostri amici a quattro zampe di comunicare con gli esseri umani è un fatto indiscusso, ma quanto effettivamente comprendono del nostro linguaggio e della nostra comunicazione non verbale? Per esplorare la straordinaria capacità dei cani di interpretare il linguaggio umano e di cogliere i segnali non verbali che utilizziamo per relazionarci con loro, occorre rendersi conto di come essi decodificano le nostre parole, i toni di voce, le espressioni facciali e la gestualità, analizzando alcuni dei modi in cui essi stessi comunicano con noi attraverso il loro linguaggio e comportamento.
I cani sono in grado di riconoscere e comprendere alcune parole e comandi umani. Grazie all'addestramento e alla ripetizione, possono apprendere non solo il proprio nome, ma anche una serie di comandi di base come "seduto", "fermo" o "vieni qui". Inoltre, sono in grado di associare determinate parole o frasi a specifiche azioni o situazioni, come il suono della parola "passeggiata" o "pappa", che possono suscitare eccitazione. Tuttavia, la loro comprensione del linguaggio umano è limitata rispetto alla complessità del nostro linguaggio, e la comunicazione è spesso più efficace attraverso segnali non verbali e il tono della voce. Vivendo con noi, e consolidando il legame affettivo, per contro, sono altamente sensibili alle nostre espressioni facciali, al tono della voce e ai nostri gesti. Essi sono in grado di percepire e interpretare i nostri stati emotivi attraverso la nostra postura e il linguaggio del corpo. Ad esempio, un cane può reagire in modo diverso se gli ci si avvicina con un'espressione di gioia rispetto a un'espressione di rabbia. Sono anche in grado di rilevare i nostri cambiamenti di umore e possono offrire conforto o reagire di conseguenza. La loro sensibilità consente loro di comprendere stati d'animo anche di persone estranee, captando, per esempio, sentimenti di paura o di aggressività.
Per quanto riguarda il loro modo di esprimersi, anch'essi utilizzano una combinazione di segnali non verbali, linguaggio del corpo e comunicazione vocale per manifestare le proprie emozioni, le intenzioni e i bisogni: conoscere ed interpretare questi segnali può aiutare gli esseri umani a valutare correttamente il comportamento del cane e a stabilire una comunicazione efficace. Ecco alcuni dei segnali di comunicazione più comuni su cui porre la propria attenzione:
Quanto detto va inteso in senso generale, perché ogni individuo ha una personalità e un modo di comunicare unici. Alcuni di essi possono manifestare segnali più evidenti o distintivi, mentre altri sono in grado di essere più sottili nella loro espressività. La regola è comunque di tenere conto del suo linguaggio naturale e del contesto in cui noi e loro ci troviamo: con un po' di impegno, possiamo acquisire familiarità e dimestichezza nell'osservare attentamente l'insieme dei segnali che il peloso ci trasmette, decodificandoli per stabilire una comunicazione efficace e rispettosa. Da parte nostra, è importante tenere un comportamento chiaro e rispettoso, curando la nostra postura, le espressioni facciali e il tono della voce. Evitiamo movimenti bruschi o minacciosi, manteniamo un tono di voce calmo e rilassato, e rispettiamo il suo bisogno di spazio personale evitando situazioni in cui si senta "chiuso" o "in trappola".
In questo modo potremo stabilire una connessione profonda e significativa con i nostri amici a quattro zampe, facilitando interazioni positive e armoniose. | |||||
Le Cinque Libertà(Novembre 2023)Le Cinque Libertà del mondo animale rappresentano un importante pilastro nel campo del benessere degli animali. Tali principi etici, formulati da una commissione guidata dal professor Francis William Rogers Brambell nel Regno Unito negli anni '60, hanno fornito una base fondamentale per il civile trattamento degli animali. Rogers Brambell, un noto zoologo, è stato un pioniere nella promozione di norme etiche per la cura degli esseri viventi e ha svolto un ruolo significativo nel plasmare la nostra comprensione del loro benessere. Guidando una commissione governativa incaricata di esaminare le pratiche di allevamento degli animali da fattoria per identificare gli ambiti in cui migliorare il loro benessere, lo scienziato individuò quelle che oggi noi conosciamo come le "Cinque Libertà Animali", che sono attualmente le basi del modo in cui occorre considerare e trattare le altre specie. Lo spirito su cui si fonda questo pensiero è che anche le specie diverse dall'uomo meritano cura e rispetto, e che è dovere di ogni persona fare del proprio meglio per garantire a tutte le creature una vita dignitosa e priva di sofferenza. I princìpi che illustreremo tra poco si applicano a tutta la fauna, compresi gli animali da allevamento, gli animali domestici e quelli selvatici, e, come pietra miliare nel campo del benessere animale, sono riconosciute a livello internazionale come standard di riferimento per il trattamento etico. Dalla loro pubblicazione in poi, i concetti delle "Cinque Libertà" hanno influenzato la legislazione e le politiche di molti paesi, guidando l'adozione di norme di trattamento più umane e responsabili. Questi principi continuano a essere una guida preziosa per allevatori, proprietari di animali e operatori nel settore degli animali da compagnia e da fattoria, promuovendo un trattamento rispettoso e compassionevole nei loro confronti. Questi principi fondamentali ci ricordano che gli animali meritano il nostro rispetto e la nostra cura. Per quanto riguarda lo Stato italiano e l'Unione Europea, per chi volesse approfondire l'argomento, rinviamo al sito internet del Ministero della Salute, che ne parla QUI.
La prima libertà degli animali riguarda la libertà dalla fame e dalla sete e dalla cattiva nutrizione. Questo principio sottolinea l'importanza fondamentale di fornire in ogni situazione un accesso costante a cibo e acqua pulita. Gli animali dovrebbero ricevere con tempistica adeguata una dieta corretta e bilanciata che soddisfi le loro esigenze. La fame e la sete possono causare notevoli sofferenze. La mancanza di cibo e acqua adeguati può portare a problemi di salute, denutrizione e disidratazione. Pertanto, è responsabilità degli allevatori, dei custodi e dei proprietari garantire che gli animali vi abbiano sempre accesso. Questo non riguarda solo la quantità di cibo e acqua forniti, ma anche la loro qualità. Gli alimenti dovrebbero essere appropriati per l'animale specifico, tenendo conto delle sue esigenze nutrizionali, dell'età, dello stato fisiologico e delle preferenze alimentari. Inoltre, l'acqua dovrebbe essere pulita, fresca e sempre facilmente accessibile, in modo che ognuno possa idratarsi regolarmente. Si tratta di una questione fondamentale per il benessere in tutte le fasi della vita di ogni individuo, che sia allevato per scopi produttivi o sia un animale da compagnia, affinché siano garantite la salute, la crescita e lo sviluppo corretto. Le norme etiche e le pratiche di cura dovrebbero sempre considerare questa libertà come un obbligo prioritario, in quanto fondamento di una vita dignitosa e senza privazioni.
La seconda libertà riguarda la libertà dal disagio ambientale. Questo principio si concentra sulle condizioni in cui gli animali sono tenuti. È importante che gli animali siano alloggiati in ambienti che siano confortevoli, sicuri e adatti alle loro esigenze fisiche e comportamentali. Ogni individuo dovrebbe avere spazio sufficiente per muoversi, riposarsi e svolgere i propri comportamenti naturali. Ad esempio, gli animali da allevamento dovrebbero avere sufficiente spazio per muoversi liberamente, allungarsi, distendersi e interagire con altri animali della loro specie. Allo stesso modo, gli animali domestici dovrebbero disporre di spazi adatti per esplorare, giocare e fare attività fisica. Oltre allo spazio, è importante fornire mezzi per proteggere dalle intemperie, dalla luce solare diretta e da temperature estreme. Questo può includere rifugi, ripari o sistemi di riscaldamento e raffrescamento appropriati. Gli animali devono poter vivere in un ambiente che sia sicuro e che li protegga da potenziali minacce o lesioni. Anche la corretta gestione dell'ambiente è essenziale per evitare disagi. Occorre adottare pratiche che minimizzino lo stress, evitando situazioni di sovraffollamento e fornendo sempre un ambiente pulito e igienico. Rispettare questa libertà significa creare un ambiente che favorisca il benessere degli animali, garantendo che le loro esigenze fisiche e specifiche siano soddisfatte, e che abbiano modo di esprimere i loro comportamenti innati.
La terza libertà riguarda la libertà da dolore, ferite e malattie. Questo principio sottolinea l'importanza di garantire che gli animali ricevano cure veterinarie adeguate e tempestive per preservare la loro salute e il loro benessere. Tutti devono ricevere le cure necessarie per prevenire e trattare le malattie. Ciò implica l'accesso a cure veterinarie qualificate, comprese visite regolari, vaccinazioni appropriate e trattamenti per affrontare eventuali traumi o lesioni. È fondamentale monitorare attentamente la salute degli animali e adottare misure preventive per ridurre al minimo il rischio di patologie. La gestione delle lesioni e del dolore è altrettanto cruciale. Gli animali dovrebbero ricevere cure adeguate in caso di infortuni o malattie che causano sofferenze, inclusa la somministrazione di farmaci appropriati per alleviare il dolore e l'adozione di misure terapeutiche per favorire la guarigione. Inoltre, è importante adottare pratiche di gestione che riducano il rischio di lesioni o malattie. Ciò può includere la creazione di ambienti sicuri, l'adozione di misure igieniche e la promozione di pratiche di buona salute e igiene. Garantire la libertà da dolore, ferite e malattie richiede un impegno costante per la salute e il benessere. È giusto che gli operatori, gli allevatori e i proprietari di animali si assumano la responsabilità di fornire le cure veterinarie necessarie e di adottare misure preventive per preservarli da sofferenze inutili. La prevenzione è fondamentale per garantire una buona qualità di vita e il benessere complessivo.
La quarta libertà riguarda la libertà di esprimere comportamenti naturali, soprattutto laddove si ha a che fare con esseri spiccatamente senzienti. Gli animali hanno bisogni comportamentali specifici e dovrebbe essere loro consentito di manifestare abitudini proprie della loro specie. Ciò significa che gli animali dovrebbero avere spazio sufficiente per muoversi, giocare, socializzare e interagire con gli altri membri della loro specie, se del caso. Ad esempio, gli animali da allevamento dovrebbero avere accesso a spazi all'aperto o a strutture che permettano loro di pascolare, stendersi o effettuare movimenti naturali. Gli animali da compagnia dovrebbero avere opportunità di esplorazione, di gioco e di interazione sociale con i loro simili o con gli esseri umani. Consentire agli animali di esprimere atteggiamenti naturali è essenziale per il loro benessere psicologico. La privazione di tale possibilità può causare stress, frustrazione e comportamenti anormali. Pertanto, occorre adottare misure per non contrastare le loro azioni istintive e consentire loro di esprimere i comportamenti naturali tipici della loro specie. Questo può comportare la progettazione di ambienti arricchiti, la promozione delle giuste interazioni sociali e la fornitura di stimoli appropriati. Assicurare la libertà di esprimere comportamenti naturali è essenziale per il benessere globale. Ciò richiede un'attenta considerazione dei bisogni comportamentali specifici di ciascuna specie e l'adozione di misure per soddisfare tali esigenze nel modo migliore possibile. Garantire che gli animali abbiano la possibilità di esprimere i loro comportamenti innati contribuisce a un ambiente più stimolante e gratificante per loro.
La quinta libertà riguarda la libertà da paura e stress. Gli animali dovrebbero essere tenuti in condizioni che evitino l'esposizione a situazioni che potrebbero causare paura, angoscia o stress e che promuovano un ambiente tranquillo e sicuro. È importante minimizzare le fonti di stress, adottando pratiche di gestione che li proteggano da esperienze traumatiche o spaventose. Ciò può includere la manipolazione adeguata degli animali, evitando situazioni di sovraffollamento, prevenendo il disturbo da parte di altri animali o persone, e fornendo loro routine stabili e prevedibili. Inoltre, ogni creatura dovrebbe essere trattata con gentilezza, rispetto e considerazione per ridurre il rischio di provocare paure o ansie inutili. L'uso di tecniche di addestramento positive e senza violenza può aiutare a creare un ambiente armonioso e a favorire la fiducia e la cooperazione tra gli animali e le persone che si prendono cura di loro. La gestione degli animali dovrebbe anche tenere conto delle loro esigenze emotive e sociali. Le specie con caratteristiche sociali dovrebbero avere opportunità di interagire con i propri simili o di ricevere adeguata compagnia umana, se del caso. Ciò può aiutare a mitigare la solitudine e la separazione, elementi che possono causare stress. Favorire la libertà da paura e da stress richiede un ambiente che fornisca comfort e sicurezza, in un ambiente rilassato e tranquillo, migliorando il benessere emotivo e limitando il rischio di comportamenti indesiderati.
In conclusione, le Cinque Libertà rappresentano una guida fondamentale per il trattamento etico e responsabile degli animali. Rispettare questi princìpi significa garantire ad ogni individuo una vita dignitosa e priva di sofferenze, promuovendo un approccio olistico al loro benessere. Occorre che tutti noi ci assumiamo la responsabilità di proteggere e rispettare le altre creature, affinché possano vivere una vita felice e sana al nostro fianco. | |||||
Il potere del volontariato(Ottobre 2023)L'abbandono dei cani è un malcostume diffuso un po' ovunque. I nostri amici a quattro zampe, che dovrebbero essere trattati come membri della famiglia, da un giorno all'altro possono ritrovarsi ingiustamente senza un tetto, senza cibo e senza amore a causa dell'egoismo e della crudeltà delle persone di cui si fidavano. C'è chi decide di liberarsi del proprio cane a causa di cambiamenti nella situazione di vita, come un trasferimento in una nuova casa o un problema finanziario. Qualcun altro a causa di comportamenti indesiderati, problemi di salute o semplicemente perché non vuole più prendersene cura. Altri ancora per motivi superficiali, come il pentimento per un acquisto impulsivo senza una reale comprensione delle responsabilità che comporta avere con sé un animale. Indipendentemente da qualunque sia la difficoltà del singolo, l'abbandono è comunque la peggiore delle soluzioni, anzi, non è neppure una vera soluzione, perché, oltre che costituire un reato e una vera e propria crudeltà, è l'inizio di numerosi altri problemi a danno del cane stesso e della collettività, particolarmente nelle zone in cui al randagismo sono connessi rischi sanitari o per l'incolumità di persone ed animali. L'abbandono ha prima di tutto conseguenze devastanti per i cani: senza un rifugio sicuro e una fonte di cibo, un povero animale abituato alla vita domestica deve affrontare improvvisamente una serie di pericoli, tra cui malattie, fame, incidenti stradali e aggressioni da parte di altri animali. Senza considerare lo stress emotivo e il trauma psicologico, che lo lascia confuso e spaventato. Anche se la Legge (n. 281 del 14/8/1991) pone a carico del Comune tutte le iniziative per occuparsi del randagismo, la Pubblica Amministrazione poco potrebbe fare, se non intervenisse, in aiuto, il Volontariato. Le Associazioni come "Scodinzola Felice", giocano un ruolo vitale perché operano concretamente per contrastare gli effetti disastrosi della piaga dell'abbandono e del randagismo, offrendo ai poveri "reietti" un luogo sicuro ove trovare alloggio, cure, alimentazione, e, specialmente, una speranza di riacquistare serenità, una nuova famiglia e, in poche parole, la fiducia di poter avere anch'essi una "buona vita". Un aspetto meno evidente, ma molto rilevante, tuttavia, è che i benefici non si limitano al soccorso di chi è in difficoltà, ma riguarda anche la persona del volontario, arricchendo la sua vita in modo significativo, unico e gratificante. In altre parole, il coinvolgimento in un'Organizzazione di Volontariato consiste nel partecipare a un'attività attraverso la quale il proprio impegno nei confronti di creature innocenti e sfortunate fa la differenza tra una vita di sofferenza e una seconda possibilità per una degna esistenza. Prendendosi cura di un pelosino, coccolarlo, portarlo a fare passeggiate, dandogli un po' delle attenzioni che merita, lo si aiuta a superare i traumi emotivi e fisici subiti con l'abbandono. Operando in questa realtà, ogni volontario si fa interprete di una crescente coscienza civile, svolgendo un ruolo chiave nel promuovere l'adozione responsabile dei cani. Interagendo con i potenziali adottanti, li si aiuta a comprendere l'importanza di prendersi cura di un animale domestico e fornendo loro le informazioni necessarie per una scelta informata e consapevole. Allo stesso tempo, come detto, anche il volontario riceve parecchi vantaggi a titolo personale, come individuo. Anzitutto perfeziona lo sviluppo personale: lavorare con queste creature insegna pazienza, empatia e sensibilità. Sviluppa una maggiore comprensione del mondo animale e fa apprezzare il valore della cura e della dedizione. Operando in un gruppo, uniti ad altre persone impegnate nella stessa causa, crea un senso di comunità e di appartenenza. Condividere le proprie esperienze, le sfide e le vittorie con chi ha la medesima passione può portare a connessioni significative e a nuove amicizie durature. Con il giusto spirito, inoltre, l'impegno in questa attività offre un'opportunità senza pari per acquisire esperienza e conoscenze nel campo. I volontari lavorano a stretto contatto con professionisti e possono apprendere le migliori pratiche per prendersi cura degli animali, conoscerne le diverse caratteristiche, capire le sfide che affrontano e scoprire le soluzioni per il loro benessere. Questa conoscenza acquisita può essere un'aggiunta preziosa al proprio bagaglio di competenze personali e, magari, anche professionali. Non c'è solo questo, ma aiutare gli animali in difficoltà può offrire anche una gratificazione personale e un senso di realizzazione unici. Sapere di aver contribuito alla sopravvivenza, al benessere o alla riabilitazione di una creatura in pericolo può generare una profonda sensazione di soddisfazione. Il senso di scopo che deriva dal sapere di aver fatto del bene può aumentare la fiducia in se stessi e favorire una maggiore felicità e appagamento nella propria vita. | |||||
Crescere con un cane(Settembre 2023)Crescere con un animale da compagnia può essere un'esperienza preziosa per i bambini, offrendo loro non solo un compagno di gioco e di avventura, ma anche numerosi benefici emotivi, sociali e educativi. Tuttavia, è importante stabilire una relazione sicura e affettuosa tra i bambini e i cani, prendendo in considerazione la sicurezza di entrambe le parti. Con queste riflessioni esploreremo i vantaggi di crescere con un quattrozampe, stabilendo con essi una relazione costruttiva e ricca di sentimenti positivi.
Per un bambino, relazionarsi con un amico peloso fin dall'infanzia ha senz'altro numerosi benefici per lo sviluppo emotivo e educativo. Si tratta di un caposaldo sostenuto dalla totalità degli esperti nel campo della psicologia infantile e del comportamento. I cani sono animali sociali che possono fornire una grande compagnia ai bambini: il loro affetto può contribuire a un senso di calma e felicità. Prendersene cura, inoltre, fornisce ai nostri figli importanti lezioni di responsabilità. Occuparsi di un animale domestico, anche solo con il seguire la sua alimentazione, richiede tempo, impegno e diligenza. Queste responsabilità aiutano a sviluppare cognizioni di gestione e di attenzione per gli altri. Non solo, ma interagire con un cane favorisce lo sviluppo delle competenze sociali ed emotive. I bambini possono imparare a leggere e interpretare le espressioni e il linguaggio del corpo, comprendendo meglio le emozioni e le reazioni altrui. Questa comprensione li aiuta anche a sviluppare l'empatia e l'intuito. Anche l'attività fisica legata alla presenza di un cane (il gioco, le passeggiate, magari uno sport tipo l'agility) è un incoraggiamento ad essere più dinamici. L'attività fisica è importante per la salute generale, aiutando a sviluppare la forza muscolare, la coordinazione e promuovendo uno stile di vita sano. E non dimentichiamo la riduzione dello stress: la presenza di un animale da compagnia aiuta ad allentare le tensioni e l'ansia nei bambini. Interagire con un cane può avere un effetto calmante e rassicurante, donando un senso di benessere. In sintesi, l'amore incondizionato di un amico a quattro zampe fornisce un insostituibile sostegno emotivo e un senso di sicurezza, insegnando nel contempo a rispettare gli animali e a prendersene cura.
Naturalmente, la sicurezza è fondamentale quando si tratta di interazioni tra bambini e cani. È importante che un adulto segua costantemente le interazioni tra il bambino e un animale, soprattutto all'inizio o quando sono molto piccoli. I bambini devono essere istruiti su come comportarsi in modo appropriato con il cane, evitando di disturbarlo mentre mangia o dorme e rispettando i suoi spazi personali. Inoltre, devono imparare a riconoscere i segnali di disagio o di paura e ad allontanarsi in caso di manifestazioni di nervosismo.
Un cane ben addestrato e educato è essenziale per garantire una relazione sicura e affettuosa con i bambini. I genitori devono dedicare tempo ed energie all'educazione del cane, insegnandogli comandi di base, come "seduto" e "stai", e stabilendo limiti chiari. Allo stesso tempo, i bambini devono imparare a comunicare con il cane in modo rispettoso e gentile, evitando comportamenti aggressivi, fastidiosi o inappropriati, come tirare la coda o l'orecchio. Coinvolgere i bambini nelle attività di addestramento può aiutarli a sviluppare un legame più stretto con il cane e a comprendere l'importanza delle regole e della coerenza.
Dunque, crescere con un cane è un'esperienza positiva e meravigliosa per i bambini, grazie ai benefici emotivi, educativi e sociali che ricevono. È però fondamentale stabilire una relazione sicura e affettuosa tra loro, prestando attenzione alla sicurezza, all'educazione e all'addestramento, nonché all'igiene e alla salute.
Con le giuste precauzioni e una guida adeguata, i bambini possono sviluppare un legame speciale e duraturo con il loro amico a quattro zampe, imparando preziose lezioni di amore, rispetto e responsabilità. | |||||
Amici della salute(Agosto 2023)Sappiamo bene che il nostro pelosone è più di un semplice "animale domestico": a partire dal momento in cui entra nella nostra casa diventa un vero e proprio compagno di vita, e come tale ha un impatto significativo sulla nostra esistenza. Negli ultimi anni, numerosi studi hanno dimostrato gli effetti positivi che i cani possono avere sul benessere psicologico, fornendo comfort, sostegno emotivo e migliorando la qualità della vita in generale. Vedremo ora qualche dettaglio sui benefici di avere con noi un fedele amico e come il suo amore incondizionato possa influenzare positivamente la nostra salute.
Uno dei benefici principali che ci dona è il miglioramento dell'umore. L'interazione con un cane stimola la produzione di endorfine e serotonina, i cosiddetti "ormoni della felicità", che favoriscono una sensazione di calma e benessere. Inoltre, il semplice fatto di accarezzarlo o coccolarlo può ridurre lo stress e l'ansia, aumentando la sensazione di relax e felicità.
Come appena accennato, i nostri quattrozampe sono noti per il loro potere calmante e rilassante. Le attività quotidiane che possiamo praticare, come le passeggiate all'aperto o il semplice fatto di giocare insieme, possono aiutare a ridurre lo stress accumulato. Inoltre, la loro presenza può fungere da supporto emotivo durante momenti di ansia o tensione, offrendo un senso di sicurezza e stabilità.
Avere un cane può contribuire al miglioramento complessivo del benessere. I proprietari di cani tendono ad essere più attivi fisicamente, poiché devono dedicare tempo alle attività all'aperto e alle passeggiate. Ne abbiamo già parlato nelle riflessioni di maggio 2022 ('Vieni via con me...': la passeggiata): l'esercizio fisico regolare stimola la produzione di endorfine, migliorando l'energia, la resistenza e la salute cardiovascolare. Inoltre, l'impegno per il benessere del proprio cane può fornire una routine strutturata e un senso di scopo, elementi essenziali per una buona salute mentale.
I cani offrono un sostegno emotivo incondizionato. Sono in grado di percepire le emozioni dei loro proprietari e reagire con affetto e comprensione. Il loro costante amore e presenza possono aiutare a superare momenti di tristezza, solitudine o depressione, offrendo un'ancora di stabilità e una ragione per andare avanti. I cani non giudicano e forniscono un ascolto empatico, offrendo un'opportunità di condividere le proprie emozioni senza paura di essere giudicati.
Un capitolo a sé, inoltre, riguarda le persone mature. Se per chiunque i nostri cuccioloni sono da considerare i migliori amici che possiamo avere, per un anziano essi possono svolgere un ruolo vitale nel migliorare la qualità della vita: il legame tra cani e anziani costituisce una relazione ricca di effetti benefici sullo stato emotivo, fisico e sociale. La solitudine è un problema comune tra gli anziani, soprattutto per coloro che vivono da soli o che hanno perso il coniuge. La presenza di un animale domestico fornisce una preziosa compagnia. Gli anziani che si prendono cura di un cane sperimentano spesso un rinnovato interesse per la quotidianità, grazie all'impegno e alla responsabilità che comporta, contrastando la tendenza a "lasciarsi andare" e riducendo la sensazione di isolamento e solitudine. In più, è uno stimolo ad essere più attivi fisicamente. La necessità di uscire per le passeggiate quotidiane offre un motivo concreto per muoversi e fare esercizio. Anche attività semplici come accarezzarlo, spazzolarlo o giocare con lui possono favorire il movimento e la flessibilità delle articolazioni. Questo "dinamismo", come ogni altro, giova dal punto di vista della salute cardiovascolare, aiutando a regolare pressione sanguigna e livelli di colesterolo. Dal punto di vista sociale, ogni uscita può aprire le porte a nuove conoscenze: molti "proprietari" si incontrano durante le passeggiate e nei parchi, creando opportunità per conversazioni e amicizie. I cani fungono spesso da stimolo, attirando l'attenzione e facilitando l'interazione con le altre persone. Naturalmente sono sempre un ottimo argomento di conversazione e una fonte di interesse comune, abbattendo molte barriere di impaccio o timidezza. Condividere la passione per gli animali e scambiare idee ed esperienza è probabilmente una delle rarissime occasioni di stabilire un dialogo tra generazioni anche assai distanti. Naturalmente, prima di adottare un cane, gli anziani dovrebbero considerare la loro capacità di gestire le necessità quotidiane dell'animale, come la cura, l'addestramento e le passeggiate regolari. è consigliabile scegliere una taglia e un'indole adatta al proprio stile di vita e alle proprie capacità fisiche. Inoltre, è importante prestare attenzione alla salute e al benessere dell'animale, compreso il controllo delle vaccinazioni e le visite veterinarie periodiche.
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Coprofagia(Luglio 2023)La coprofagia canina è il termine che descrive il comportamento in cui un cane mangia le proprie feci o le feci di altri animali. Questo comportamento può essere considerato normale in alcuni casi, come quando una madre lecca le feci dei suoi cuccioli per mantenerli puliti, ma diventa problematico quando persiste negli animali adulti. La coprofagia può essere causata da diverse ragioni, tra cui dieta inadeguata, noia, stress, ansia, problemi digestivi o problemi comportamentali. È importante affrontare la questione in modo appropriato per la salute e il benessere del cane.
Se il tuo amico a quattro zampe presenta questo comportamento, ecco alcuni suggerimenti per aiutarti a gestirlo: 1. Consulta il veterinario. La prima cosa da fare è consultare il veterinario per escludere problemi di salute sottostanti. Alcune condizioni mediche possono causare la coprofagia, quindi è importante escludere queste possibilità. 2. Mantieni l'ambiente pulito. Assicurati che l'area in cui fa i suoi bisogni sia sempre pulita. Rimuovi le feci regolarmente in modo che non possa scovarle. 3. Alimentazione equilibrata. Assicurati che il tuo amico stia ricevendo un'alimentazione equilibrata e nutriente. Un'alimentazione adeguata può ridurre la probabilità che cerchi di compensare la mancanza di nutrienti mangiando le feci. 4. Aggiungi enzimi digestivi. Puoi consultare il tuo veterinario per aggiungere degli enzimi digestivi alla sua alimentazione. Questo può aiutare a migliorare la digestione e ridurre l'attrattiva delle feci. 5. Monitora da vicino il cane. Tienilo sotto controllo quando lo porti a fare una passeggiata o in giardino. Se inizia ad avvicinarsi alle feci, distrailo e offrigli una ricompensa quando si allontana. 6. Allenamento e comandi. Addestra il tuo cane a rispondere a comandi di base come "lascia" o "no". Quando vedi che si avvicina alle feci, usa un comando bloccante e deciso come "lascia" e premialo quando obbedisce. 7. Ricompense alternative. Offrigli delle alternative più sane e appetitose come snack o giocattoli interattivi per cani. In questo modo, avrà a disposizione qualcosa di più piacevole da masticare rispetto alle feci. 8. Evita punizioni eccessive. Evita di punire severamente il cane se lo sorprendi mentre mangia le feci. La punizione può aumentare l'ansia e il nervosismo, rendendo il comportamento ancora più difficile da controllare. 9. Consulenza comportamentale. Se il problema persistesse nonostante tutti gli sforzi, potresti voler consultare uno specialista in comportamento animale o un addestratore professionista. Possono aiutarti a identificare le cause sottostanti e fornirti ulteriori strategie per gestire il comportamento.
Ricorda che ogni cane è un individuo con la propria indole e un suo carattere, e le soluzioni possono variare. È importante essere pazienti, costanti e consultare un professionista per assistenza se necessario. | |||||
Il GROOMING(Giugno 2023)Il termine "grooming" si riferisce all'insieme delle pratiche volte a prendersi cura dell'igiene, dell'aspetto estetico e del benessere generale di un cane attraverso l'uso di varie tecniche e strumenti. Queste pratiche comprendono attività, come:
Le premure nei suoi confronti possono prevenire problemi della pelle, parassiti e infezioni e aiutare a mantenerlo in piena forma. La bellezza, intesa come risalto delle qualità estetiche del nostro animale, è sempre legata alla sua salute in generale. Mentre alcune persone preferiscono portare i propri pelosi da un professionista del settore, è anche possibile svolgere alcune attività di base a casa. Tuttavia, è importante informarsi bene sulle tecniche corrette per garantire che il nostro amico sia trattato in modo sicuro e appropriato. Inoltre, è consigliabile consultare un veterinario o un professionista per consigli specifici sulla cura del proprio cane.
Come già detto, non si tratta solo di una questione estetica, ma le cure regolari hanno un impatto significativo sulla salute e sul benessere del cane: la spazzolatura del mantello aiuta a rimuovere i peli morti e i nodi, stimola la circolazione sanguigna e mantiene la pelle sana.
Il bagno con la giusta frequenza e con i giusti prodotti rimuove sporco e odori indesiderati. Contribuisce anche a metterlo al sicuro da infezioni cutanee. La cura delle unghie evita che crescano troppo lunghe, causando disagio e problemi durante la deambulazione. La pulizia delle orecchie e dei denti è un'operazione utile per tenere sotto controllo questi punti delicati del suo organismo. Per alcune tipologie del manto, il taglio del pelo può essere necessario per prevenire problemi come ad esempio l'accumulo di sporco. Oltre a mantenere un aspetto curato, quest'abitudine offre anche l'opportunità per controllare lo stato di salute generale dell'animale: è l'occasione per individuare eventuali segni di irritazione della pelle, ferite, parassiti o altre anomalie che richiedono attenzione veterinaria.
È importante svolgere ogni azione in modo adeguato e sicuro, utilizzando strumenti e prodotti specifici per cani e avendo cura di non causare stress o disagio all'animale. Non dimentichiamo che, almeno per la prima volta, possiamo chiedere indicazioni a una persona esperta, per ottenere consigli su come effettuare il lavoro nel migliore dei modi. In poche parole, stiamo parlando di un'importante pratica di cura che contribuisce al benessere dell'animale, garantendo un legame affettivo più stretto e migliorando la qualità della sua vita.
Fare attenzione al benessere emotivo: prima di procedere, occorre creare un ambiente rilassante e piacevole per il nostro amico a quattro zampe, cercando di infondergli una sensazione di comfort e cura. Mentre siamo in azione, osserviamo attentamente il suo comportamento. Se notiamo segni di stress o disagio, come ansia, iperattività o tentativi di fuga, potrebbe essere utile cercare l'aiuto di un professionista esperto nel comportamento dei cani. Un esperto può fornire consigli e tecniche per rendere piacevole questa esperienza.
In conclusione, il grooming del cane è una pratica essenziale per la salute e il benessere del nostro amico a quattro zampe, ed è un buon mezzo per l'individuazione precoce di eventuali anomalie.
Seguendo le giuste pratiche per accudirlo, potremo garantirgli gioia e salute per molti anni a venire. | |||||
... come cane e gatto(Marzo 2023)Il modo di dire del titolo è un esempio di come il comportamento delle persone viene paragonato a quello degli animali in base a un pregiudizio, o alle favole di Esopo. Non parliamo poi del Gatto Silvestro e del suo nemico, il Cane Ettore, o di Snoopy e del temibile "Gatto dei Vicini"... L'idea che cani e gatti siano più rivali che amici esiste da tempo nella mente delle persone, e forse deriva, se pensiamo ai loro antenati selvatici, dal fatto di essere ambedue predatori e di doversi contendere lo stesso territorio di caccia. Oggi quasi tutto è cambiato, a partire dalla millenaria vocazione domestica dei nostri amici, passando per il regime alimentare decisamente differenziato: ognuno ha la sua ciotola con il cibo specifico che gli spetta! Quindi non dobbiamo sorprenderci se in tantissime case coabitano cani e gatti che vivono in serena compagnia o addirittura formano un duo inseparabile. Chi ha la fortuna di vivere con cani e gatti insieme spesso, parlando con altre persone, si sente rivolgere la fatidica domanda (con tono di stupore): "Ma vanno d'accordo?". Bisognerebbe ribattere portando il discorso su quanto siano concilianti gli uomini quando si parla di calcio o di politica, tanto nelle osterie quanto nei "salotti" televisivi, ma è meglio lasciar perdere e riflettere su quanto ci possono insegnare gli amici animali. Di norma, la migliore amicizia tra cane e gatto in ambiente domestico si sviluppa quando si conoscono da cuccioli e crescono insieme. In questo stadio nessuno dei due ha un carattere dominante, e sono molto più rilassati e disposti all'interazione, al gioco e alle coccole tra loro. È così che cuccioli e gattini gettano le basi per un'amicizia che dura tutta la vita. Per contro, gli approcci tra animali adulti, o l'arrivo di uno quando ne è già presente un altro, non sempre sono pacifici e naturali. Ma in questo caso spetta a noi il compito di creare le giuste condizioni per abituarli a coabitare in armonia. D'altra parte, si tratta della medesima premura da tenere quando, ad esempio, si prende un nuovo cane avendone già altri: forse non vanno subito d'accordo, ma poi imparano a rispettarsi. Tutto dipende dal carattere di ogni animale e, soprattutto, dal modo in cui sono stati portati in casa e presentati al resto della famiglia. La variante è che ora abbiamo a che fare con animali che appartengono a specie diverse e hanno comportamenti e istinti molto diversi, fattori che non impediscono loro di vivere in pace. Dunque, il primo passo da compiere è valutare preventivamente se c'è compatibilità tra gli aspiranti "coinquilini". Nella presentazione degli ospiti di "Scodinzola Felice", quasi sempre c'è la descrizione del profilo caratteriale: le nostre volontarie testano il comportamento con altri cani (maschi e femmine), con gatti e con bambini. Quando l'approccio si profila dubbio o difficoltoso, viene specificato ("no gatti", oppure "non testato con gatti"). Come è facile intuire, il primo incontro è fondamentale per la futura convivenza, e richiede la nostra presenza e la nostra attenzione. Cane e gatto sono animali piuttosto "territoriali", e in nuovo arrivato verrà percepito come un intruso. Fortunatamente il cane è più tollerante e aperto verso l'altra specie (di solito!), mentre il gatto tende a spostare o a stabilire il suo territorio verso l'alto. Ciò facilità le loro relazioni. Per il primo approccio è bene creare un ambiente sereno per entrambi. Quindi:
Con molta probabilità il cane abbaierà e/o mostrerà i denti, mentre il gatto soffierà e cercherà di fuggire. È naturale, perciò non lasciamoci scoraggiare. Se lo riteniamo, iniziamo col tenere il cane al guinzaglio e lasciamo che il gatto fugga o si nasconda. Il primo incontro non dovrebbe superare i 10/15 minuti, dopodiché coccoliamo e premiamo separatamente ciascuno dei due (altra buona ragione per farci aiutare da una persona di famiglia), perché cane e gatto associno una conseguenza positiva alla presenza dell'altro. Riproviamo più tardi, e dopo ancora, finché i due non si abituano l'uno all'altro. A questo punto proviamo a lasciare che gli animali si incontrino liberamente, annusandosi, sotto il nostro sguardo. Arriverà il momento che cane e gatto non si attaccheranno più a vicenda, e allora potremo lasciarli a sé stessi, per diventare più o meno amici, cosicché chi era già in casa non veda l'altro come intruso ma come un componente della famiglia. Magari non amarsi, ma almeno tollerarsi. Teniamo sempre presente che cani e gatti sono animali predatori istintivi, ed è molto probabile che all'ora di pranzo diventino un po' più scontrosi per proteggere ciò che considerano sotto la loro sovranità. Per questo è importante, soprattutto all'inizio della convivenza, nutrirli in ambienti separati e far mangiare tranquillamente a ciascuno il proprio cibo. IMPORTANTE: anche dopo che avranno imparato a rispettarsi, ognuno dovrà avere un suo spazio: se il cane si accontenta di una brandina o un cuscinone, sul quale dopo un po' accetterà la presenza anche del gatto (finisce sempre così!), il gatto dovrà avere un angolo assolutamente suo, generalmente dove c'è la lettiera, oggetto che inesorabilmente attira l'attenzione del cane. La ciotola del gatto sarà sempre fuori della portata del cane. Occorre inoltre ben bilanciare la quantità di attenzioni che viene data all'uno e all'altro: l'affetto deve essere egualitario per non scatenare gelosia tra loro. Allo stesso modo è bene non essere eccessivamente amorosi con nessuno dei due, per non generare troppa dipendenza e conseguente gelosia. La gelosia potrebbe essere un grosso ostacolo alla convivenza tra cani e gatti. Se la vita in famiglia sarà sufficientemente armoniosa, sarà merito della pazienza, del tempo impiegato e, ovviamente, del nostro buon senso. | |||||
Permesso retribuito per cura animali(Gennaio 2023)Chiunque svolga un'attività di lavoro dipendente sa, purtroppo, che nei vari contratti collettivi di lavoro non sono previsti i permessi retribuiti per assistere il proprio animale da compagnia, nel caso abbia bisogno di assistenza o cure veterinarie. Questi permessi invece esistono per l'assistenza ai propri familiari, e le leggi in vigore (ad es. Legge 104/1992, Legge 53/2000, ecc.) impongono ai datori di lavoro di concedere permessi di assenza retribuita per tali finalità. Una crescente attenzione nei confronti dei "pet" che vivono in famiglia si è concretizzata in un disegno di legge, presentato da alcuni parlamentari della precedente legislatura, per l'inserimento degli animali da compagnia nello stato di famiglia, in modo da estendere ad essi le prerogative degli altri componenti. Ma la legislatura si è conclusa prima che la proposta terminasse il proprio iter parlamentare e ora, per disporre di una norma di questo tipo, occorrerà ripartire da zero. Tuttavia, un recente caso che si è verificato in concreto ha iniziato a definire una diversa prospettiva. La vicenda è stata riportata dalla stampa nazionale, e costituisce un precedente al quale riferirsi in caso di necessità. Cosa è successo? Una signora, impiegata in un'Università di Roma (quindi dipendente della Pubblica Amministrazione), ha chiesto al proprio dirigente un permesso retribuito per portare il proprio cane dal veterinario, poiché doveva essere sottoposto ad una operazione chirurgica urgente e improrogabile. In un primo momento l'Amministrazione ha negato il permesso, cosicché la signora si è rivolta alla L.A.V per ricevere tutela legale. Con l'assistenza degli avvocati della L.A.V., la signora ha riproposto la richiesta, evidenziando che la concessione del permesso era indispensabile per poter prestare le necessarie cure all'animale, dato che viveva da sola e non poteva affidare ad altri questa incombenza. Le cure, inoltre, erano state prescritte tassativamente dal medico veterinario, a fronte di una situazione di grave rischio per la salute del suo cane. Con queste premesse, la tesi a sostegno della richiesta di permesso retribuito ha sottolineato che se l'interessata non avesse potuto assentarsi per le necessarie cure, avrebbe potuto configurarsi il reato di maltrattamento e di abbandono di animale, così come ha ripetutamente stabilito la Corte di Cassazione Penale. I giudici, infatti, hanno stabilito che il reato di maltrattamento di animali non consiste solo nelle azioni che provocano direttamente sofferenza all'animale, ma anche ogni comportamento omissivo delle cure necessarie a scongiurare il rischio che il peggioramento dello stato di salute provochi ulteriore sofferenza o morte. In altre parole, chi tiene con sé un animale non può sottrarsi, per disinteresse o mancanza di attenzione, al dovere di garantire in ogni modo che esso viva in condizioni compatibili con la sua natura e che non debba patire disagi e sofferenze. A seguito di queste motivazioni, l'Amministrazione ha riconsiderato la situazione e, tornando sui propri passi, ha concesso alla lavoratrice il permesso richiesto. La vicenda descritta costituisce un importante precedente, cui fare riferimento in caso di necessità, prestando però attenzione ai presupposti che l'hanno determinata:
Naturalmente quanto detto non costituisce una norma di legge e ogni datore di lavoro è libero di attribuire a ciò il valore che ritiene, tuttavia, è indubbio che questo sia un segnale che la rilevanza del rapporto tra lavoratore e animale, tale da considerarlo un componente della famiglia a tutti gli effetti, conferisca legittimità e conformità alla richiesta di permesso retribuito. | |||||
Processionaria: un pericolo strisciante(Dicembre 2022)È giunto il momento di affrontare un tema che riguarda un pericolo da non sottovalutare: la processionaria. Si tratta di un fenomeno ciclico, che, come vedremo dopo, richiede differenti attenzioni in precisi periodi dell'anno. La processionaria (thaumetopoea pityocampa) è un insetto che si presenta grosso modo come una falena, una farfalla notturna. Di per sé gli esemplari adulti sono solo innocue farfallette, ma allo stato larvale il bruco di processionaria è ricoperto da peli urticanti il cui contatto è pericolosissimo sia per l'uomo (soprattutto i bambini) sia per gli animali come cani e gatti. Il nome "processionaria" deriva dal bizzarro comportamento delle larve, che, nei loro spostamenti, si muovono in fila indiana, costituendo lunghi "serpentoni". I peli di cui sono ricoperti sono uncinati e contengono sostanze estremamente urticanti, tali da creare forti irritazioni, più o meno dolorose, e gravi reazioni allergiche. In più, se il bruco avverte un pericolo, è in grado di rilasciare i suoi peli, che, trasportati dal vento, possono colpire anche a distanza. Nell'uomo il contatto con le larve o i loro peli causa eruzioni cutanee abbastanza dolorose, con anche un prurito accentuato. A contatto con gli occhi può provocare congiuntivite, mentre, se si inspirano inavvertitamente i soli peli, si rischia l'infiammazione delle vie respiratorie, con starnuti, mal di gola e conati di vomito. In alcuni casi si possono anche verificare dolori addominali, problemi di deglutizione ed infiammazione dell'apparato gastrointestinale. Nei cani e nei gatti, in virtù del loro istinto predatorio, della loro curiosità e dalla loro abitudine a fiutare ovunque, il rischio è maggiore perché sono attratti dal loro movimento e perché nelle zone infestate possono imbattersi nei peli sparsi nel terreno o tra le foglie. I nostri piccoli amici, quindi, rischiano di danneggiare la cute e le mucose dei loro organi più delicati (naso, occhi e lingua). L'effetto necrotizzante della sostanza urticante, inoltre, ha più gravi conseguenze in caso di ingestione, perché coinvolge esofago e stomaco, provocando sofferenze e talvolta il decesso. La reazione allergica sulla lingua, con conseguente gonfiore, è causa di soffocamento. Detto questo, vediamo come vivono le processionarie, partendo dal periodo estivo in cui le innocue farfalle depositano le loro uova sui rami più alti di alcune determinate piante: i pini e, talvolta, le querce. Nel corso dell'autunno si sviluppano delle larve che iniziano a divorare aghi e foglie, creando peraltro gravi danni alle piante stesse. Nel contempo iniziano a costruire i loro nidi sotto forma di grossi bozzoli biancastri appesi ai rami, come quelli delle fotografie qui sotto, necessari alla sopravvivenza al freddo invernale. In primavera, cioè da febbraio a maggio, a seconda delle condizioni climatiche e dalla latitudine (nelle zone del Lago Maggiore intorno al mese di marzo), le larve scendono a terra nelle loro lunghe processioni e si spostano verso un altro albero (che sarà la vittima della successiva generazione di insetti). Poi si interrano a pochi centimetri di profondità, dove tessono un altro bozzolo in attesa di concludere, a mezza estate, lo sviluppo sotto forma di farfalla, le cui femmine, una volta fecondate, deporranno le loro uova, iniziando un nuovo ciclo. È importante sapere che la legge, in virtù dei rischi per la salute umana e animale, prevede l'obbligo di disinfestazione:
Quindi, se durante una passeggiata nel periodo invernale, alzando lo sguardo, vediamo nidi di processionarie, dobbiamo avvisare immediatamente:
Per far comprendere che si tratta di situazioni rischiose non infrequenti nemmeno nella nostra provincia, riteniamo utile riferire che nella scorsa stagione invernale, precisamente nel mese di gennaio, alcune nostre volontarie hanno notato, nel parco di una villa posta in zona residenziale ed abitata solo nel periodo estivo, un gruppo di conifere infestate. Una volta segnalato l'avvistamento al comando di Polizia Locale, il comune ha immediatamente disposto quanto di competenza, risolvendo il problema. Ovviamente giriamo alla larga dalla zona infestata. Parimenti, nel periodo primaverile, se ci imbattiamo nelle strane processioni, allontaniamoci e avvisiamo chi di dovere, affinché provveda a bonificare, o a far bonificare, l'area interessata. Le operazioni di rimozione e bonifica, naturalmente, devono essere condotte da personale specializzato, dotato di mezzi, strumenti e dispositivi di protezione idonei a garantire la massima protezione alle persone e all'ambiente.
Se purtroppo il contatto avviene, e ne riconosciamo i sintomi, è fondamentale agire con tempestività prima che si manifesti la necrosi. I sintomi del contatto con la larva o i suoi peli si scatenano immediatamente, e possono essere più intensi se il contatto con la processionaria è stato prolungato. Da subito il cane inizia a salivare abbondantemente. Spesso, alla salivazione segue il vomito. Se il contatto è avvenuto in bocca, la lingua inizia a ingrossarsi e manifesta segni di necrosi che, in breve tempo, può portare alla perdita di alcune porzioni del muscolo, se non di tutta la lingua. Anche il muso e la zona attorno alla bocca potrebbero rigonfiarsi e arrossarsi. Nei casi più gravi, se il danno è diffuso, il povero animale potrebbe poi non riuscire più ad alimentarsi da solo, e questa condizione porta, purtroppo, al decesso. Anche se il contatto è stato breve, e non si manifestano i gravi sintomi appena detti, avremo un grave malessere, debolezza, rifiuto del cibo e sintomi febbrili. Nel caso sarà necessario portarlo immediatamente dal veterinario o al pronto soccorso veterinario. Nel frattempo possiamo tentare, come primo intervento, l'immediato lavaggo della bocca del cane con una soluzione abbondante di acqua e bicarbonato di sodio. L'animale purtroppo starà provando molto dolore: la raccomandazione, quando si effettua questo lavaggio, è di toccarlo con molta delicatezza. Quando si interviene in questo modo, è bene indossare dei guanti per evitare di entrare in contatto con i peli della processionaria che, come abbiamo detto, sono urticanti anche per l'uomo. La consueta raccomandazione sui farmaci: evitare il fai da te. Effetti collaterali e possibili reazioni indesiderate possono complicare ulteriormente la situazione. Mentre ci rechiamo dal veterinario, piuttosto, contattiamolo durante il tragitto, in modo da informarlo e ricevere adeguate istruzioni. Lo specialista farà ulteriori lavaggi in sedazione, una terapia con farmaci antinfiammatori a base di cortisone e un antibiotico di copertura. Poi, valutata l'entità delle lesioni, le tratterà con applicazioni locali di pomate o gel. Nel caso in cui i peli siano arrivati nello stomaco, potrà prescrivere l'immediato ricovero. Superata la fase acuta, il nostro amico tornerà gradatamente alla normalità: i dolori si attenueranno fino a scomparire, l'appetito verrà recuperato, la funzionalità gastrointestinale si regolarizzerà, le lesioni si cicatrizzeranno. In caso di contatto diretto con la lingua, è possibile che il cane subisca una riduzione della stessa: solitamente, infatti, la porzione del muscolo coinvolta in modo diretto si necrotizza in modo irreparabile, e cade nei giorni successivi all'incidente. Per evitare che il cane la ingoi e soffochi, il veterinario potrà consigliare un piccolo intervento chirurgico in modo da asportare la parte danneggiata. Valutiamo quindi un'opera di prevenzione: gli accorgimenti per limitare le probabilità di un contatto devono essere adottati nel periodo primaverile e nell'habitat dell'insetto, soprattutto pinete. Osserviamo le cime degli alberi e il terreno. Se solo abbiamo il sospetto che la zona sia infestata, cambiamo giro, per la sua salute e anche per la nostra. | |||||
Questioni fiscali: 3. Fatto col cuore(Novembre 2022)Terminiamo la breve rassegna in materia fiscale con due argomenti interessanti: il recupero di parte delle donazioni in denaro e la devoluzione del 5 per mille dell'IRPEF.
Le donazioni in denaro (tecnicamente definite come "erogazioni liberali") consentono di beneficiare di una riduzione delle imposte sui redditi, mediante detrazione o deduzione.
Andiamo con ordine.
Il fisco "premia" la generosità attraverso sconti sulle tasse, ma - ATTENZIONE! - a determinate condizioni.
Per non avventurarsi in un oceano di questioni e di casistiche, limitiamoci ad esaminare gli aspetti utili per la nostra Associazione.
Scodinzola Felice è una "Organizzazione di Volontariato", e quindi la Legge prevede che le donazioni di denaro a suo favore diano diritto ad alleggerire il carico fiscale sotto forma di detrazione dall'imposta (con un'aliquota del 35%), oppure, in alternativa e a scelta del contribuente, mediante deduzione dal reddito.
Per comprendere meglio la questione, facciamo dei conti a scopo di esempio:
Per ultima, una raccomandazione MOLTO importante: affinché la donazione sia valida ai fini fiscali, è assolutamente necessario che sia tracciabile. Abbiamo già parlato della tracciabilità, ma lo ripetiamo: nella dichiarazione dei redditi non potremo inserire donazioni in contanti, ma solo se effettuate con:
IN PRATICA (vedi esempi nelle foto),
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Il 5 per mille? È GRATIS !
Chi ci segue su questo sito oppure sul profilo Facebook, oramai sa bene che la devoluzione del 5 per mille delle proprie imposte in occasione della presentazione della dichiarazione dei redditi è un atto di premura e generosità nei confronti di chi dedica tante delle proprie energie e tanto del proprio tempo per offrire una buona vita a tanti animali senza casa. Nel periodo delle dichiarazioni, nella nostra bacheca sulla homepage pubblichiamo l'appello con tanto di esempi di compilazione, mentre nella sezione "Come aiutarci" spieghiamo che il 5x1000 non costa nulla, ma è un aiuto preziosissimo per i cani ospitati nel nostro rifugio. Per farlo, basta apporre la firma e indicare il codice fiscale 93034400031 nella casella dedicata al "Sostegno del volontariato e delle altre organizzazioni non lucrative di utilità sociale", che si trova nello spazio per la scelta della destinazione del 5 per mille.
Vogliamo però dare una utile indicazione in più: anche chi è esonerato dall'obbligo di presentazione della dichiarazione dei redditi può effettuare le sue scelte per la destinazione della propria quota dell'IRPEF, presentando la scheda (vedi foto) allegata alla Certificazione Unica (CU) consegnata dal proprio datore di lavoro, in busta chiusa, entro il 30 novembre:
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Questioni fiscali: 2. Cani da assistenza, ma non tutti(Ottobre 2022)Nel precedente articolo (settembre 2022) abbiamo visto che le spese per i farmaci e l'assistenza veterinaria prestata agli animali da compagnia o per la pratica sportiva sono detraibili dal reddito (entro certi limiti) e quindi danno diritto a un beneficio fiscale.
Esiste però un'altra categoria di quattrozampe, forse ancora più importante e necessaria a noi umani, che ricomprende i "cani da assistenza", cioè addestrati in modo specifico e mirato per esercitare le proprie capacità a favore di persone con disabilità. L'esempio più conosciuto è rappresentato dai cani guida per non vedenti, ma, a partire dagli anni '50 dello scorso secolo, innumerevoli scuole di addestramento in tutto il mondo hanno preparato cani idonei a fornire un concreto sostegno a persone con problemi di udito, di mobilità, affette da talune patologie o da disturbi psichiatrici di varia natura a superare qualche ostacolo al normale svolgimento della propria vita quotidiana.
Sotto l'aspetto normativo, l'Unione Europea non crea disparità di trattamento in questa tipologia di cani in base all'ambito di utilizzo, riconoscendo ai disabili il diritto al loro supporto, indipendentemente dal tipo di disabilità. Citiamo solo che nella delicata materia del trasporto aereo, il Regolamento n. 1107/2006, riguardante i diritti delle persone con disabilità e delle persone a mobilità ridotta, garantisce al disabile il diritto di portare con sé il proprio cane da assistenza, purché tale qualità gli sia riconosciuta. Purtroppo la normativa fiscale italiana non è altrettanto lungimirante, e l'aspetto peggiore di questa ottusità è che la discriminazione così creata non colpisce certo i bravi pelosi che si dedicano alle persone meno fortunate, ma solo le persone bisognose di questo tipo di ausilio per ragioni diverse dall'unica riconosciuta dal legislatore. Andiamo al punto: solo le spese relative ai cani guida per non vedenti possono essere inserite nella dichiarazione dei redditi per ottenere la riduzione delle imposte, escludendo dunque ogni altra tipologia di cani da assistenza.
Fatta questa doverosa premessa, vediamo come funzionano le detrazioni per i cani guida dei non vedenti, confidando che in un prossimo futuro queste norme si possano estendere a tutti i portatori di handicap. Anzitutto vengono individuati i beneficiari: le persone colpite da cecità assoluta, parziale, o che hanno un residuo visivo non superiore a un decimo ad entrambi gli occhi con eventuale correzione. Le detrazioni spettanti riguardano due tipi di spese: per l'acquisto di cani guida e per il loro mantenimento.
Nel primo caso la detrazione spetta:
Si otterrà la detrazione spettante, pari al 19% delle spese sostenute, indicando:
DOCUMENTAZIONE DA CONTROLLARE E CONSERVARE. In caso di controllo da parte dell'Agenzia delle Entrate occorrerà esibire:
I benefici non terminano qui: contemporaneamente alla detrazione per l'acquisto, si può ottenere un'ulteriore detrazione per il mantenimento del cane guida. Si tratta di una detrazione forfetaria di 1.000 euro (che però diminuisce progressivamente per i percettori di redditi oltre i 120.000 euro annui), ottenibile semplicemente barrando una casella posta al rigo E81 nel modello 730 oppure RP 82 nel modello Redditi PF.
Le regole sono queste:
Per fruire della detrazione occorre conservare la documentazione attestante il possesso del cane guida e la condizione di non vedente.
Nel prossimo articolo tratteremo un altro aspetto interessante riguardante fisco e amore per gli animali. | |||||
Questioni fiscali: 1. Spese veterinarie(Settembre 2022)Il nostro pelosone, lo sappiamo, è un membro emerito della nostra famiglia, e come tale non gli facciamo mancare nulla, e le spese che sosteniamo per la sua salute e la sua felicità sono una immancabile voce del nostro bilancio, appunto, familiare. Anche il Fisco riconosce che la cura di un animale domestico ha un alto valore sociale legato al benessere "esistenziale" della persona e della famiglia, e pertanto ha inserito alcune spese relative agli animali tra quelle che comportano i cosiddetti "benefici fiscali" (cioè pagare meno tasse).
Iniziamo dalle spese veterinarie.
La normativa fiscale prevede che le spese veterinarie sostenute per la cura di animali legalmente detenuti a scopo di compagnia o per la pratica sportiva danno diritto ad una detrazione fiscale nella misura del 19%, calcolato sulla parte che eccede 129 euro e fino ad un massimo di 550 euro. Ciò significa, per fare qualche esempio, che:
ATTENZIONE, però: il primo presupposto, già ricordato, è che queste spese siano sostenute per la cura di animali legalmente detenuti a scopo di compagnia o per la pratica sportiva. "Legalmente detenuti" richiama la necessità che sia rispettata ogni normativa in vigore sulla tenuta di animali, prima tra tutte la registrazione all'ASL di residenza e la microchippatura, laddove obbligatorie (e per i cani lo sono!). "A scopo di compagnia o per la pratica sportiva" esclude che siano detraibili le spese veterinarie per la cura di animali destinati all'allevamento, alla riproduzione, detenuti nell'esercizio di attività commerciali o agricole, e infine, ovviamente, se utilizzati per attività illecite.
Quali spese sono detraibili? Essenzialmente queste:
A chi spetta la detrazione? ATTENZIONE: non necessariamente al "padrone" (cioè all'intestatario registrato presso l'ASL), ma a chi ha effettivamente sostenuto la spesa, e a cui è intestata la fattura, la ricevuta fiscale o lo scontrino fiscale. Quindi fanno fede, nei primi due casi, nome, cognome e codice fiscale; mentre negli scontrini delle farmacie apparirà solo il codice fiscale. IMPORTANTE: a differenza delle spese mediche, le spese veterinarie intestate al familiare a carico NON sono detraibili. Saremo pertanto lesti ad esibire il nostro tesserino del codice fiscale al momento dell'emissione di fatture, ricevute e scontrini! Nella terminologia corrente si parla di "scontrini parlanti". Buffa definizione per suggerire che sullo scontrino vengono indicati gli elementi essenziali dell'acquisto: codice identificativo del farmaco, codice fiscale dell'acquirente e importo detraibile (vedere foto a fianco).
Già che ci siamo, vediamo subito un altro dettaglio importante: affinché le spese siano detraibili, è necessario che il pagamento avvenga con un sistema "tracciabile", e cioè NON in contanti ma tramite:
Le UNICHE ECCEZIONI per le quali è ammesso il pagamento in contanti è il caso di acquisto di farmaci e il pagamento di prestazioni veterinarie rese da strutture pubbliche.
Come ottenere la detrazione? Il beneficio che stiamo illustrando si concretizza al momento della presentazione della dichiarazione dei redditi dell'anno precedente, sotto forma di sconto fiscale (nel caso fossimo a debito) oppure di maggior rimborso, se siamo a credito. Se siamo lavoratori dipendenti e presentiamo il Mod. 730, dovremo compilare la casella E8 (oppure E9 o E10) indicando: nella casellina "CODICE SPESA" il codice "29", e a seguire il totale delle spese sostenute (ATTENZIONE: se il totale delle spese è inferiore a 129 euro, tralasciamo pure il tutto, perché la "franchigia" azzera la detrazione spettante. Mentre se il totale è superiore a 550 euro, dovremo scrivere "550"). Se invece vogliamo (o dobbiamo) presentare il Mod. "Persone Fisiche" (una volta si chiamava "Unico", e prima ancora "740"), le caselle da compilare sono la RP8 (oppure una delle successive fino alla RP13), indicando nella colonna 1 (Codice spesa) il codice "29" e nella colonna 2 il totale delle spese, con le medesime avvertenze già citate per il 730. Se infine utilizziamo il "Precompilato" sul sito dell'Agenzia delle Entrate, probabilmente troveremo i dati già correttamente inseriti (a condizione che il veterinario e la farmacia abbiano ottemperato al loro dovere di comunicazione). Controlliamo: se è così, il nostro compito è finito, altrimenti aggiungeremo noi i dati mancanti.
Un'ultima raccomandazione: le "pezze giustificative" (fatture, scontrini e ricevute) delle spese inserite nella dichiarazione dei redditi devono essere conservate con cura insieme alla restante documentazione fino al quinto anno successivo a quello di presentazione del modello.
Per ora ci fermiamo qui.
In un prossimo articolo proseguiremo con altre questioni fiscali. | |||||
Tecnologia al guinzaglio: app a 4 zampe(Agosto 2022)
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Forasacchi: una pericolosa insidia(Luglio 2022)Non tutti, purtroppo, sono a conoscenza di un pericolo che può nascondersi non solo nel vasto prato dove facciamo sfogare il nostro cane, ma anche in una modesta aiola di città. Si tratta del "forasacchi", termine con cui comunemente si definisce la piccola spiga di alcune graminacee selvatiche, ad esempio orzo o avena spontanei, che hanno la caratteristica di attecchire praticamente ovunque. Queste spighette hanno una forma appuntita e a causa della loro conformazione si insinuano facilmente nel manto dell'animale, soprattutto se a pelo lungo, spingendosi sempre più in profondità con il movimento. Possono ledere anche la cute, penetrando e causando infezioni. Le parti del corpo come orecchie, occhi, naso, gola, o anche fra le dita delle zampe, sono quelle più esposte al rischio, dato lo slancio con cui il nostro amico si precipita a fiutare a testa bassa in mezzo all'erba e in ogni anfratto. Come sempre, tocca a noi verificare anzitutto che si tenga lontano dalle piante pericolose, e, dopo una scorrazzata tra corse e salti, controlliamo bene che non si porti dietro qualche "ricordino". Se malauguratamente dovesse capitare, potremo accorgercene dal comportamento inusuale dovuto al fastidio provocato dal corpo estraneo. Vediamo qualche sintomo:
Nella stragrande maggioranza dei casi, appena sospettiamo che il comportamento anomalo del nostro amico sia legato all'azione del forasacchi, sarà bene rivolgersi subito al veterinario, che provvederà ad individuare e rimuovere la causa del malessere con gli strumenti adatti, ed eventualmente ad una sedazione per tranquillizzare il nostro peloso e rendere più efficaci le cure. Nel caso, ci aiuterà anche a prevenire le infezioni con le terapie farmacologiche più adatte. Per evitare al nostro peloso queste spiacevoli e pericolose esperienze, ripetiamo, occorrerà vigilare su dove infila il muso:
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Punture di api o vespe. Come comportarsi?(Giugno 2022)Talvolta capita: durante una passeggiata nei campi o al parco, oppure attraversando un'aiuola fiorita, o persino nella fioriera sul nostro balcone, si può incappare in uno spiacevole incontro. Il nostro amico è attratto dal profumo delle piante e ama inseguire tutto ciò che si muove. Curiosità ed istinto, magari, lo spingono a infilare il muso tra le foglie...
Cosa fare se viene punto da un'ape o da una vespa?
Veniamo subito al sodo: se la puntura avviene sul corpo, su una zampa o sul muso, non ci dovrebbero essere reazioni gravi (a meno che non sia allergico): lo sentiremo piangere o lamentarsi per il dolore, più o meno intenso. A provocare il dolore, non è tanto la puntura in sé, ma la piccola quantità di veleno che viene iniettata tramite il pungiglione. La parte colpita tenderà a gonfiarsi e a scaldarsi per l'infiammazione. Gli provocherà fastidio, e quindi inizierà a grattarsi, leccare o mordicchiare la parte offesa. Se viene punto sul naso, sarà particolarmente agitato, perché si tratta di una parte delicata. Nei casi più lievi, tutto passerà nel giro di 1 o 2 giorni, in caso contrario, sarà meglio consultare un veterinario.
Possiamo comunque lenire il suo dolore prestandogli qualche cura:
È necessario invece rivolgersi immediatamente allo specialista se le punture sono state numerose (attacco di sciame o individui particolarmente aggressivi), o se notiamo reazioni allergiche, quali vomito, respiro rapido o difficoltà di respirazione, debolezza o collasso, pallore delle gengive, diarrea, gonfiore eccessivo intorno alla puntura e gonfiori diffusi sul corpo. ATTENZIONE! C'è chi consiglia di somministrare antistaminici da banco in caso di punture di insetti. ASSOLUTAMENTE NO!!! Alcuni ingredienti possono essere fatali per gli animali. L'imperativo è consultare sempre il veterinario per assicurarsi di somministrare il farmaco giusto e nella giusta quantità per le dimensioni e il peso del cane. Quindi teniamo il nostro amico sotto controllo per rilevare gli eventuali segni di una reazione allergica che potrebbero svilupparsi entro le prime ore.
Il ricorso al veterinario si rende assolutamente necessario anche quando gli insetti colpiscono sulla lingua, in bocca o in gola. Questo accade o quando il cane inghiotte involontariamente l'ape o la vespa che gli vola in bocca, oppure quando per difendersi tenta di morderla o afferrarla. È una situazione davvero pericolosa: le mucose della bocca e della gola sono molto più sensibili e delicate della pelle. La reazione allergica diventa seria, poiché il gonfiore delle vie respiratorie causa gravi difficoltà, senso di soffocamento e dispnea, fino alla perdita di conoscenza. In questo caso, ripetiamo, la tempestività dell'intervento può salvare la vita al nostro amico. | |||||
'Vieni via con me...': la passeggiata(Maggio 2022)Chi ama gli animali, soprattutto i cani, sa perfettamente che il legame e l'affetto che ci unisce dipendono dallo spazio e dal tempo che condividiamo. Lo spazio è la casa dove viviamo assieme, e che deve essere un rifugio accogliente per il nostro amico, e il tempo e quello che trascorriamo nel gioco... ma soprattutto nella passeggiata. L'uscita per gironzolare rappresenta per il cane un'attività sempre piena di sorprese e di stimoli: incontra altri cani, si distrae e socializza con loro e con le persone. Oltre a rafforzare il legame reciproco, il giretto lo aiuta a sviluppare le proprie conoscenze e ad accrescere il bagaglio delle esperienze. Ci offre inoltre l'occasione di abituarlo a tenere comportamenti appropriati e quindi a sviluppare un carattere maturo ed equilibrato. Lo svago, infine, evita che resti "intrappolato" in quella sensazione di reclusione e noia che caratterizza i cani troppo "casalinghi" (infatti notiamo che a casa, il più delle volte, il cane giace in uno stato passivo ed apatico, oppure, al contrario, soprattutto quando è da solo, viene preso da furie distruttive). Se parliamo di vera amicizia (e il nostro quattrozampe sa essere un vero amico!) dobbiamo capire che occorre "dare", nel senso che dobbiamo accettare anche noi un piccolo sacrificio per la sua gioia: forse il momento, il clima, la stagione non ci invogliano ad uscire per una lunga passeggiata... ma noi e loro diamo un diverso peso a quella pioggia, neve, stanchezza e finale del campionato del mondo che ci indurrebbero a restare a casa: ma se ci pensiamo bene, una passeggiata regolare è un vantaggio anche per il nostro benessere, soprattutto se si sceglie un percorso interessante. C'è la conferma da parte delle statistiche mediche: la presenza di animali domestici, in particolare di cani, preserva da malattie cardiovascolari. Prima di tutto, a causa del camminare. Camminare consente di spendere calorie extra, ridurre il grasso corporeo, accumulare muscoli, rafforzare le articolazioni e limita il rischio di sviluppare molte malattie. La necessità di portare a spasso un cane costituisce una sana abitudine per il suo proprietario di camminare quotidianamente. Di conseguenza, tale attività fisica è più facile da mantenere e viene sempre mantenuta a un livello sufficiente. Non solo: le passeggiate quotidiane con il cane normalizzano il bioritmo attraverso la formazione delle abitudini e dell'attività fisica, che migliora la qualità del sonno. Un sano ritmo circadiano consente di dormire a sufficienza, alleviare lo stress e l'affaticamento accumulati. Un sonno di qualità avrà sicuramente anch'esso un effetto benefico sul sistema nervoso e cardiovascolare del nostro corpo. E la salute mentale? Poche persone ci pensano, ma l'abitudine al giretto riduce il livello di stress generale, i sintomi della depressione, l'ansia. Proprio nella lotta alla depressione, camminare può essere particolarmente efficace e cambiare completamente il corso della malattia, perché incoraggia a lasciare non solo lo spazio chiuso, ma anche la spirale negativa dell'apatia. Senza contare l'ondata di soddisfazione nel vedere il proprio cane felice. Oltretutto, portare a spasso il nostro peloso porta inevitabilmente a conversazioni con altre persone, facilitando nuovi contatti sociali. Naturalmente tutti questi benefici richiedono un minimo di impegno: ritenere che tutto si esaurisca velocemente con un salto in strada, una breve sosta in aioletta o sotto un lampione, "Dài, sbrigati, fai quello che devi", e poi su a casa, significa che non abbiamo ben considerato che, affinché le passeggiate siano piacevoli, è importante comprenderne lo scopo. Non si tratta infatti solo delle funzioni fisiologiche: prima di tutto si ha l'opportunità di imparare a interagire correttamente con lui, per capirsi. A casa, infatti, come abbiamo già visto, il cane è in uno stato passivo, e questa non è la migliore situazione per costruire la giusta relazione. Per stabilire il massimo contatto occorre approfittare del suo momento di maggiore attenzione, reattività e vivacità sensoriale, fase che si ha proprio durante una passeggiata o nel gioco. D'altra parte, all'aria aperta, magari in un contesto ricco di "suggestioni" come un giardinetto (se abitiamo in città e se il regolamento comunale ci permette di portarlo) o un campo/boschetto (se abitiamo in altri ambiti), l'istinto dell'antico cacciatore torna ad affiorare, e in questa situazione potrà esercitare la sua eccezionale capacità olfattiva, ricavando informazioni che noi umani non potremmo neppure immaginare, e tanta tanta gratificazione. A questo proposito, per il bene che gli vogliamo, facciamo un piccolo sforzo: se camminiamo con il guinzaglio, facciamogli annusare come e quanto vuole, stando solo molto attenti che non ingerisca nulla (ma proprio nulla!), rispettiamo le sue soste in punti particolarmente "attraenti", allontanandolo più o meno bruscamente dal suo centro di interesse solo se è davvero necessario: teniamo conto che le tracce di altri cani rappresentano un segno di comunicazione, e che ogni volta che interveniamo tirandolo dal guinzaglio gli infliggiamo una piccola frustrazione. Cosa diremmo noi se qualcuno all'improvviso ci sottraesse lo smartphone dalle mani mentre leggiamo su un social un post particolarmente avvincente? Se invece siamo una delle apposite aree per la sgambatura, prima di lasciarlo libero, facciamo un giretto di perlustrazione: può essere che altri proprietari di cani non abbiano la nostra stessa educazione e sensibilità di togliere eventuali "residui". Accertiamoci che non vi sia nulla di pericoloso, per ingestione o contatto, avanzi sospetti o schegge taglienti. Talvolta, nelle ore notturne in modo particolare, questi parchetti attrezzati con panchine e fontanelle non sono frequentati solo da amici degli animali. Tornando ai vantaggi di queste uscite, in termini di equilibrio e maturità del nostro amico, abbiamo accennato all'inizio di quanto sia importante la socializzazione con le persone o con gli altri animali che potremmo incontrare lungo il percorso. Osserviamo attentamente il suo comportamento, impariamo a percepire i segnali di timore o di aggressività al loro nascere. In questo modo potremo tentare di correggerli mediante l'immediata creazione di un'esperienza positiva (coccole, premio sotto forma di biscottino) correlata ad un evento cui non ha ancora fatto l'abitudine. In caso contrario, sapremo già come comportarci (cioè ci allontaniamo o facciamo il "giro largo"), in caso di incontri che gli sono sgraditi (alcune razze di cani, maschi o femmine interi o sterilizzati che siano, bambini, uomini adulti), affinché un conflitto perfettamente evitabile possa rovinare uno dei momenti più gioiosi della vita insieme | |||||
'Non andare via...'. L'ansia da separazione(Aprile 2022)Giusto una mezz'oretta: il tempo di scendere al negozietto all'angolo o di fare un salto in posta, e... quando torni trovi che ha sparso l'immondizia del secchio per tutta la cucina, sbranato un cuscino e sporcato in soggiorno. Nel contempo un vicino ci fa notare che il nostro amico ha abbaiato o ululato per tutto il tempo. Ecco un esempio di cosa accade se il nostro quattrozampe soffre di ansia da separazione. Sarà per la forte dipendenza del cane dalla figura del padrone, sarà forse per uno svezzamento terminato troppo presto per il frettoloso distacco dalla madre, oppure semplicemente un fattore caratteriale, ma questo stato di disagio del nostro animale indica che per una parte del suo tempo il poveretto non vive serenamente, e il suo malessere si riflette irrimediabilmente sulla nostra quiete domestica. Al contrario, il comportamento tenuto da un cane che non soffre di questo disturbo è quello di rimanere rilassato, spesso inattivo e sonnecchiante quando siamo assenti da casa e, al nostro ritorno, di farci le feste senza eccessi. Una ricerca condotta con videoregistrazioni su 30 cani senza ansia d'abbandono ha mostrato cosa fanno se lasciati soli a casa per 90 minuti: non sono stati rilevati abbai (una minima parte di essi ha piagnucolato per pochissimi minuti), e tutti hanno trascorso il tempo restante con un po' di gioco, gironzolando qua e là, sbadigli, brevi esplorazioni dell'ambiente, e, per lo più, atteggiamento passivo che potremmo definire di relax o sonno. Anche l'iniziale comportamento ansioso dei cuccioli appena adottati lasciati da soli di norma cala dopo pochi mesi dall'adozione. La sindrome dell'ansia da separazione è un disturbo difficile da curare. Il consiglio è quello di consultare prima possibile un professionista esperto in problemi comportamentali, perché con l'andare del tempo la sofferenza psicologica per un distacco anche breve può peggiorare la fragilità emotiva del nostro cane. Tuttavia, se le prime avvisaglie non sono così drammatiche, possiamo provare ad aiutarlo con la nostra consueta pazienza e un poco di impegno.
Se queste misure non aiutano, non resta che consultare il veterinario per assicurarci anzitutto che la condotta inopportuna del cane dipenda dall'ansia da separazione e non da qualche altra condizione medica, prescrivere nel caso un trattamento calmante per l'ansia negli animali domestici, oppure indirizzarci ad uno specialista del comportamento per risolvere il problema. In conclusione, il cane che prova ansia da separazione è un cane che soffre molto. Al di là della nostra frustrazione quotidiana nel trovare danni in casa o nel subire le proteste dei nostri vicini, il vero problema è il benessere del nostro amico. Se in nostra assenza sta male, soffre, va in crisi, si deprime o vive un grande stato di angoscia e di agitazione ogni volta che andiamo a fare la spesa, possiamo davvero pensare che punizioni e forzature lo aiutino a vivere più sereno? | |||||
Piante tossiche per gli animali domestici(Febbraio 2022)L'ambiente confortevole della nostra casa, che amiamo condividere con i nostri amici animali, oppure il nostro grazioso giardinetto, al quale dedichiamo molta cura, ci appaiono come angoli di paradiso anche grazie alle piante e ai fiori che abbiamo posizionato qua e là per completare il nostro rifugio domestico con forme e colori in armonia con la natura. Accade purtroppo che alcune fra le piante più comuni che adornano l'appartamento, che ci affascinano per la loro bellezza e per le loro sfumature, possono risultare tossiche o irritanti, se ingerite, tanto dall'uomo (specie i bambini, ma questo non è il luogo per discuterne), quanto dagli animali domestici. In ogni caso la soluzione è relativamente semplice: basta tenere le piante fuori dalla loro portata! Ci sono specie, infatti, che possono causare reazioni cutanee anche solo con un leggero contatto, altre che possono causare problemi gastrointestinali significativi, e persino causare la morte se la dose è elevata. Ma perché un cane, di cui conosciamo bene le predilezioni alimentari, dovrebbe mangiare una pianta? Spesso cani e gatti mangiucchiano la comune erba del prato per provocare il vomito. È un modo naturale con cui risolvere un problema digestivo, oppure, nei gatti, per espellere l'accumulo di boli di pelo nell'intestino. Questo è normale. Per quanto riguarda le piante in vaso o in giardino (e questo non va bene!) i motivi sono altri. Vediamo i più frequenti. - Curiosità. Un cucciolo alla scoperta del mondo può essere attirato dalla forma, dai colori, oppure dal movimento delle foglie causato dal vento o da una corrente d'aria. E la tentazione di rosicchiare ciò che ha di fronte è troppo forte per resistere... - Noia. Se trascorre molto tempo da solo a casa e c'è una pianta nei paraggi, è molto probabile che cerchi di svagarsi facendo a pezzi le foglie carnose o croccanti, oppure il piccolo tronco di legno tenero. - Stress, nervosismo o ansia. Si tratta di stati di disagio scatenati da paura o da disorientamento per una prolungata solitudine. La sofferenza si manifesta attraverso il comportamento distruttivo: ne fanno le spese mobili, porte, finestre, suppellettili... e piante, che vengono sbranate per disperazione. Cosa possiamo fare? L'ideale sarebbe risolvere il problema comportamentale del cane comprendendone le ragioni e prevenendo le cause scatenanti dei suoi raptus vandalici. Questo forse sarà argomento per un prossimo articolo. Per ora limitiamoci agli aspetti botanici della questione, sottolineando che la presenza di una determinata pianta in casa o in giardino non è di per sé un potenziale pericolo da eliminare, ma solo una circostanza da tener presente se il nostro amico manifestasse la tendenza a mordere tutto. Spetta a noi, in tal caso, il compito di insegnargli a non toccare le piante, di collocarle dove non può raggiungerle, o semplicemente di fare a meno di quelle che sappiamo possano nuocergli. Niente paura! Per conciliare il desiderio di una casa impreziosita dai colori della natura con la giusta serenità, esistono molte alternative nella scelta di piante e fiori, in modo da evitare obiettivi pericolosi per i nostri amati "masticatori", pur senza rinunciare a qualità e caratteristiche ricercate. Alla fine di questo articolo seguirà un breve elenco di piante innocue. Esaminiamo ora le piante potenzialmente dannose: tra le specie più diffuse nelle nostre case, prestiamo quindi molta attenzione a: Agrifoglio. Pianta diffusissima: spontanea nei boschi e nei parchi, apprezzata nei giardini per le qualità estetiche. Nel periodo invernale produce bacche rosse dal contenuto estremamente tossico sia per l'uomo sia per gli animali. Nel periodo natalizio è tradizione usarne i rami per guarnire ghirlande e composizioni floreali da centro tavola. L'ingestione di una ventina di bacche è già una dose mortale. Albero di giada. Pianta da appartamento molto popolare. Ogni sua parte contiene sostanze tossiche. Il contatto della linfa con la pelle può dar luogo a pruriti e irritazioni. Aloe vera. Nonostante da questa pianta vengano estratte sostanze curative alla base di preparati antinfiammatori, idratanti, lenitivi, e disintossicanti, la parte esterna delle foglie contiene una linfa lattiginosa molto irritante per l'intestino, che può causare dolori di stomaco, vomito e diarrea prolungata. Azalea. Ogni parte della pianta contiene sostanze tossiche che provocano danni gastrointestinali, neurologici e cardiologici anche letali. I sintomi sono: diarrea, dolore addominale, frequenza cardiaca anormale, debolezza, tremori, depressione, cecità. Ciclamino. Le sostanze velenose sono presenti in foglie e fiori, veicolate dalla linfa della pianta, e piuttosto concentrate nel tubero (il bulbo). I sintomi di ingestione sono disturbi gastrointestinali con vomito e diarrea, ma se l'ingestione è massiccia il cane può anche presentare convulsioni. Dieffenbachia. Pianta molto diffusa in appartamento, le cui foglie e il fusto contengono sostanze irritanti per contatto con bocca, occhi e mucose in genere. Se vengono masticate o ingerite l'infiammazione può essere intensa: dolore al cavo orale, edema della glottide, asfissia, cecità, vomito, ipersalivazione, diarrea, tremori... Edera comune. Presente come pianta da interno o da giardino, contiene sostanze pericolose per cani e gatti sia nelle foglie che nei fiori o nelle bacche, perché capaci di provocare danni seri all'apparato gastrointestinale, con vomito, diarrea, tremori e scompensi respiratori. Filodendro. Altra pianta da appartamento molto popolare perché non necessita di molte cure, ma se viene ingerita può causare irritazioni a livello orale, problemi di digestione e in alcuni casi anche convulsioni. Gelsomino. Pianta molto diffusa nei giardini e sui balconi, con fiori profumati. Ogni sua parte contiene alcaloidi tossici pericolosi anche per l'uomo. Se ingerito, provoca una forma di avvelenamento molto grave, che può manifestarsi dapprima con disturbi gastrointestinali, difficoltà di deglutizione, difficoltà di coordinazione dei movimenti, debolezza muscolare, convulsioni, difficoltà respiratorie. Se il cane non presenta sintomi, ma vi è traccia di potenziale assunzione (ad esempio se viene sorpreso a mordicchiare la pianta, oppure se vi sono tracce di foglie in giro, ecc.) potremmo essere di fronte a consumo modesto ma abituale. In questo caso il rischio a lungo termine riguarda il sistema nervoso centrale, la tiroide e le ghiandole paratiroidi in una forma simile all'avvelenamento da sostanze topicide. Se si sospetta questa eventualità, si consiglia di parlarne con un veterinario, portando anche un campione del gelsomino, poiché gli alcaloidi contenuti possono variare da specie a specie (ci sono oltre 200 qualità di questa pianta), e il relativo esame tossicologico potrebbe essere utile per un confronto con le analisi del sangue. Glicine. Si tratta di una pianta pericolosa per cani e bambini: i baccelli e i semi (molto simili a piselli e fagiolini) contengono alte concentrazioni di sostanze che provocano l'aggregazione delle cellule del sangue, e quindi una pericolosa coagulazione e un possibile ictus; fiori e foglie ne contengono meno, ma sono pur sempre un rischio, se assunti in quantità. In ogni caso l'ingestione causa grave diarrea, vomito e una rilevante disidratazione che può portare alla morte. Purtroppo le parti di questa pianta non presentano cattivo sapore e il dolore non è immediato. Il conseguente rischio è che l'ingestione prosegua sino a livelli fatali. In caso di dubbio, anche in questo caso, è bene ricorrere al veterinario con la massima urgenza. Geranio. È il pezzo forte di un balcone fiorito. L'estrema tossicità della pianta è dovuta al linalolo e al geraniolo, contenuti in elevata quantità. Gli effetti dell'ingestione vanno dall'infiammazione cutanea e prurito alla depressione, perdita di appetito, perdita di peso e vomito. Giacinto, Narciso e Tulipano. I bulbi di queste piante contengono una tossina che va a danneggiare il tratto gastrointestinale provocando diarrea, vomito, aritmia cardiaca, nausea seguita da dolori addominali e tremori. Giglio, Mughetto e Calla. Altre piante, soprattutto il giglio, fortemente tossiche. In caso di avvelenamento sono necessarie terapie d'urgenza, e la prognosi è infausta. Nella maggior parte dei casi i sintomi di avvelenamento si sviluppano tra 6 a 12 ore dopo l'ingestione. I primi segni includono vomito, perdita di appetito, abbattimento e disidratazione. I sintomi peggiorano intanto che si sviluppa il danno renale. Alcuni animali manifestano disorientamento, barcollamenti e convulsioni. La tempestività dell'intervento aumenta le possibilità di sopravvivenza: un ritardo nell'inizio della terapia superiore a 18 ore dopo l'ingestione generalmente provoca un danno renale acuto non reversibile. Le sostanze tossiche si trovano in tutte le parti della pianta: petali, foglie, steli e polline, e anche nell'acqua del sottovaso. La dose letale varia con il peso corporeo dell'animale. Oleandro. Ogni parte di questa pianta (foglie, corteccia, semi) contiene sostanze tossiche per qualsiasi specie animale, uomo compreso. Vengono colpiti sia l'apparato gastrointestinale sia quello cardiocircolatorio. I sintomi riguardano anche il sistema nervoso centrale. L'esito dell'avvelenamento può essere mortale, per collasso cardiaco. Ortensia. Ogni parte di questa pianta, germogli, fiori, foglie e ramoscelli, contiene concentrazioni di cianuro. La quantità contenuta in due foglie è già letale. Palma da sago. Diffusa come pianta da appartamento e da giardino, è tossica in ogni sua parte: dai semi alle radici, fino alle foglie, e può causare vomito, diarrea e in alcuni casi, un'insufficienza renale. Potos. Le sue foglie contengono ossalato di calcio. Se ingerita provoca irritazioni alle mucose, con bruciore in bocca, forte salivazione e lingua gonfia, rischio di soffocamento, problemi gastrointestinali, vomito e diarrea, e insufficienza renale. Rododendro. Ogni parte di questa pianta contiene una tossina dannosa per il sistema nervoso centrale. I sintomi sono, oltre a vomito, bava e diarrea, una forte depressione. Nei casi più gravi, coma e collasso cardiovascolare. Spatifillo. Pianta da interno molto elegante, che purtroppo contiene ossalato di calcio, molto irritante per bocca e apparato digerente. Masticare o mordere la pianta causa una forte salivazione e difficoltà nel deglutire. Stella di Natale. Pianta da interno apprezzatissima per i colori vivaci, è molto dannosa per gli animali domestici, poiché la sua linfa (e di conseguenza foglie, rami e brattee) contiene una serie di sostanze estremamente irritanti per le mucose dell'apparato digerente, con esiti più gravi se vengono a contatto con gli occhi, causa di dermatiti vescicolari, bruciore a lingua e labbra, edema, congiuntivite, lacrimazione, vomito, diarrea, tremori. La prognosi tuttavia è in genere favorevole con risoluzione dell'intossicazione. Tronchetto della felicità. Contiene saponine con effetto irritante sulle mucose. I sintomi sono: debolezza, perdita di equilibrio, inappetenza, depressione, vomito (a volte con tracce di sangue), diarrea e rigonfiamento del muso. Purtroppo l'elenco non è completo, e ci sono molte altre piante potenzialmente dannose in caso di ingestione. Per verificare altre specie meno diffuse qui non menzionate, è bene fare una ricerca su internet. In presenza dei sintomi sopra descritti occorre chiamare immediatamente il veterinario poiché normalmente i casi di avvelenamento possono essere risolti con un'azione rapida e un buon trattamento, compatibilmente con la gravità dell'avvelenamento, che dipende da diversi fattori come le dimensioni dell'animale e la quantità di veleno ingerito. Nessun problema invece con queste bellissime piante "pet-friendly":
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Paura dei tuoni, paura dei petardi(Luglio 2021)Chi non sobbalza nemmeno un po', durante un temporale improvviso, quando una scarica secca e fragorosa esplode sopra le nostre teste? Quasi tutti i bambini che da piccoli hanno paura dei temporali, la superano crescendo. Invece i nostri amici animali, che per noi sono e resteranno sempre come dei figli, spesso soffrono di questa fobia per tutta la vita. E non si tratta solo di una questione "estiva": anche petardi e fuochi pirotecnici hanno gli stessi effetti, e dunque le feste paesane e i "botti" di capodanno spaventano e causano forti stress in molti animali, compresi quelli domestici che vivono con noi, con la sola differenza che i fenomeni climatici sono naturali, inevitabili, mentre si potrebbe fare tranquillamente a meno delle deflagrazioni a scopo ludico. Fortunatamente sempre più comuni emanano regolamenti e ordinanze che vietano queste pericolose attività. Si sa con certezza che spesso gli animali hanno una particolare sensibilità per gli sbalzi meteo, e perciò un cane che ha paura dei temporali può mostrare un comportamento agitato ed ansioso già molto prima che inizi a tuonare. Segnali come il vento, la pioggia che batte sui vetri delle finestre o sul tetto della casa, i lampi, o addirittura il calo nella pressione barometrica prima del temporale o l'accumulo di elettricità statica, potrebbero essere sufficienti a scatenare le prime reazioni: il più delle volte si nasconde, piange, abbaia... potrebbe anche farsela addosso, ma talvolta i tuoni (e i botti) arrivano a incutere ai nostri amici un grande terrore e a infliggere loro una forte sofferenza psicologica, tanto da far perdere il controllo, con pericolo di fuga (e conseguente rischio di perdersi o finire travolto da un'auto), o altri problemi comportamentali (aggressività, foga distruttiva,...). Si tratta di fobie che spesso peggiorano con l'età, e quindi è importante sapere cosa fare per superarle, o almeno, per limitarle. 1. Tutti a casa! Alle prime avvisaglie di maltempo, se siamo a passeggio rientriamo, e se il cane è in giardino chiamiamolo e facciamolo entrare in casa. 2. Creare un'area in cui il cane si senta sicuro e protetto. Sfruttiamo il potenziale tranquillizzante e distensivo dell'effetto tana, posizionando il suo giaciglio nella stanza più interna della casa, oppure sotto un letto, un tavolo o una sedia (se è abituato a viaggiare o dormire in un trasportino, questa può essere una buona soluzione), lasciando sempre libero accesso a questa zona. Chiudiamo le finestre e abbassiamo le tapparelle per ridurre al minimo il rumore e per evitare che veda i bagliori dei lampi. Si può anche accendere radio o televisore per confondere il suono dei tuoni o dei petardi. Qualche croccantino o un paio dei suoi biscottini lasciati nel nascondiglio potranno essere un buon diversivo per distrarlo dal temporale. 3. Indifferenza. Può sembrare logico e naturale cercare di consolare il nostro amico spaventato. È un errore. Se nel pieno delle sue paure lo accarezziamo o lo coccoliamo, facilmente assocerà le nostre tenerezze al disagio che prova, oppure lo confonderà suggerendogli che un comportamento ansioso può avere un esito piacevole. Non dobbiamo neppure punirlo o sgridarlo se è agitato o mostra segni di panico: questo peggiora il problema. Lo renderemmo ancora più spaventato e ansioso, perché il povero animale metterebbe in relazione il tuono (o lo scoppio del petardo) non solo alla paura ma anche alla punizione. Si può invece tentare di coinvolgerlo in qualche gioco. Se trova interesse in qualche attività, facilmente potrà distrarsi da ciò che lo spaventa. 4. Addestramento. È un percorso incerto, che richiede da parte nostra un po' di lavoro e tanta pazienza. Per abituare il nostro amico ai rumori che lo terrorizzano, occorre abituarlo gradualmente affinché gli appaiano come normali eventi. Questo si ottiene riproducendo il rumore di un tuono (è facile trovarli in rete) a basso volume e a piccoli intervalli. Il suono deve giungere improvvisamente per simulare il vero tuono. Nel mentre, controlliamo il suo comportamento. Per distrarlo, facciamogli ascoltare il suono durante il gioco, o quando è impegnato in un'altra attività divertente. Se si spaventasse, abbassiamo il volume e proviamo più tardi. Non sempre questo tentativo di desensibilizzazione ha successo, perché si limita a ricreare solo il rumore del temporale ma non gli altri fattori che potrebbero scatenare l'ansia, come l'elettricità statica o le variazioni della pressione barometrica. Proviamoci comunque: se riesce, alla fine il nostro amico starà più a suo agio durante un temporale. 5. Un rilassante per la paura. In commercio, nei negozi specializzati, è possibile reperire tranquillanti e integratori naturali, oppure diffusori di feromoni, che alleviano la tensione in situazioni di stress, prevenendo e controllando i sintomi legati alla paura. Tuttavia, se l'alterazione del comportamento sotto stress o per la paura diventasse incontrollabile, dovremmo consultare il veterinario, che può prescrivere un farmaco appropriato da somministrare nei momenti di crisi. | |||||
Alimentazione: 2. Amore tossico(Maggio 2021)Parliamo ora degli alimenti che abbondano sulle nostre tavole, magari con salutari effetti sul nostro organismo, ma che sono estremamente nocivi per i cani. Vivendo a stretto contatto come parte integrante della nostra famiglia, spesso tendiamo a trattare i nostri amici come esseri umani. Il legame affettivo che ci unisce però non deve indurre a confondere le loro esigenze nutrizionali con le nostre. Spesso quello che mangiamo noi non è adatto al nostro cane, anche se dimostra di apprezzarlo o addirittura ce lo chiede. Quindi... NO DOLCI. Nell'alimentazione canina gli zuccheri non devono entrare. Il palato dei cani percepisce il gusto del dolce, e lo gradisce, ma la quantità corretta di carboidrati fa già parte del suo pasto ordinario. Di conseguenza: NO a biscotti, torte, ecc., se destinati all'uomo. NO a gelati: oltre allo zucchero, contengono anche il lattosio, e non è il caso di scoprire quanto il nostro amico soffra di intolleranza... NO NO NO NO a prodotti "senza zucchero" destinati all'uomo: questi dolci forse non contengono zucchero, ma sicuramente contengono xilitolo. Si tratta di un dolcificante innocuo per l'uomo, ma nei cani l'ingestione di questa sostanza provoca un rapido aumento dell'insulina con conseguente forte calo del tasso glicemico (ipoglicemia). Se l'ipoglicemia non viene trattata o dura a lungo può portare al coma o alla morte. Basta l'ingestione di 0,1 g di xilitolo per ogni chilo di peso corporeo per provocare un'ipoglicemia grave. Una dose superiore a 0,5 g per ogni chilo di peso corporeo può causare gravi disturbi al fegato. La concentrazione di xilitolo nei diversi alimenti varia e non sempre è indicata sulle confezioni. Alcune caramelle e gomme da masticare ne contengono un'alta percentuale, fino al 90%. Quindi potrebbero bastare anche solo 3 pezzi per raggiungere, in un cane di 10 kg di peso, un contenuto di xilitolo a livelli pericolosi. CON MODERAZIONE gli snack e i biscotti appositamente studiati e prodotti per i cani. NO anche a frutta molto zuccherina: uva e uvetta, pere, fichi. CON MODERAZIONE le banane: potassio, vitamine, fibre e sali minerali gli giovano. Gli zuccheri contenuti no. Gli esperti indicano: cane di piccola taglia, un paio di fettine di un centimetro; media taglia, mezzo frutto; grossa taglia, un frutto. In ogni caso non in modo abituale ma saltuariamente. Facciamo attenzione, perché obesità e diabete sono rischi concreti e sempre in agguato. NO NO NO NO CIOCCOLATA. Tra tutti i dolci, è la più pericolosa, a causa di due alcaloidi, la teobromina e la caffeina, contenuti nel cacao, estremamente tossici per l'apparato gastroenterico, i reni, il pancreas, il cuore e il sistema nervoso (in grandi quantità sono tossici anche per l'uomo, ma negli animali l'effetto è devastante anche in piccole quantità a causa della mancata o lenta metabolizzazione della sostanza). Cosa succede in caso di ingestione? I primi sintomi di avvelenamento compaiono dopo 6/12 ore e si manifestano con nausea, innalzamento della temperatura corporea, diarrea, vomito, respiro affannoso, urinazione frequente e tachicardia. I sintomi possono evolvere in aritmia cardiaca, crisi epilettiche, emorragia interna, infarto cardiaco e infine morte. Ma quanta cioccolata deve mangiare un cane per subirne gli effetti negativi? Bastano 330 mg di teobromina per ogni chilo di peso corporeo (per l'uomo la quantità tossica è di 1000 mg per ogni chilo) per provocare la morte. Considerato che il contenuto di teobromina nel cacao è dell'1,4% e che la quantità di cacao varia a seconda del tipo di cioccolata (dal 70% nella cioccolata extra-fondente al 30% nella cioccolata al latte), a conti fatti per un cane di 20 kg di peso corporeo la dose letale è di circa 720 g di cioccolata fondente o di 1,5 kg di cioccolata al latte. Al di là della dose letale, è importante ricordare come nell'animale insorgano disturbi seri già a dosi nettamente inferiori; in un cane di piccola taglia, per esempio, sono in genere sufficienti 20-30 grammi di fondente per scatenare i primi segni clinici: non rischia di morire, ma riporta comunque i sintomi sopra elencati, il che significa una grande sofferenza. Cosa fare se scoprite che il vostro cane ha mangiato cioccolata? Ovviamente la prima cosa da fare è chiamare immediatamente il veterinario e poi, se non presenta ancora i sintomi da avvelenamento, indurre il vomito, ad esempio con acqua e sale oppure con una soluzione di acqua ossigenata diluita (un cucchiaino da caffè di acqua ossigenata e due di acqua normale per ogni 10 kg di peso corporeo). Se tutto ciò non producesse la reazione desiderata entro una decina di minuti, è importante correre immediatamente dal veterinario, che potrà somministrare farmaci emetici (che provocano il vomito). Se invece sono già presenti i sintomi di un'intossicazione è bene non fare nulla e ricorrere immediatamente alle cure mediche veterinarie, che solitamente includono una lavanda gastrica e/o la somministrazione di medicinali per contrastare i sintomi dell'avvelenamento (ad esempio antiaritmici ed anticonvulsivi) e fluidi per prevenire la disidratazione indotta da diarrea e vomito. NO THE E CAFFÈ. È ovvio che nessuno di noi pensa di somministrare volontariamente queste bevande al proprio amico a quattro zampe: occorre comunque sapere che esse contengono degli alcaloidi analoghi a quelli della cioccolata con gli stessi pericolosi effetti, anche se in misura minore. Il rischio risiede nella possibilità che il cane, soprattutto se cucciolo, venga in possesso di un certo numero di bustine, cialde o capsule e che le ingerisca per gioco. Nel caso, avvisiamo il veterinario. NO OSSA DI VOLATILI, DI CONIGLIO, E OSSICINI IN GENERALE. Nel precedente articolo ne abbiamo già parlato. Meglio comunque ripetere soltanto che schegge e spine si possono conficcare nell'esofago e nell'intestino. Non solo non daremo questi ossicini al cane, ma eviteremo che possa fare "self-service" nel secchio dell'immondizia. NO AVOCADO. Si tratta di un frutto ricco di benefici per la nostra salute, ma potrebbe risultare dannoso per i cani. L'avocado contiene infatti una tossina fungicida (la persina) in grado di causare seri problemi digestivi negli animali domestici. Non offriamo al nostro cane avocado o salse a base di questo frutto: si rischia di scatenare sintomi di avvelenamento quali irritazione gastrointestinale, vomito e diarrea. NO CIPOLLE, SCALOGNO, PORRI, ERBA CIPOLLINA. La cipolla (così come le piante ad essa affini ora citate) è una verdura e un ingrediente molto utilizzato in cucina. Nella dieta umana offre un apporto di sostanze indiscutibilmente positivo (anche se a crudo risulta piuttosto irritante, si pensi alla lacrimazione e al bruciore agli occhi quando la si taglia), mentre per i cani ha un elevato grado di tossicità, anche a basso dosaggio, con pericolo di morte. Le molecole in questione (s-metilcisteina sulfosside, n-propil disulfide, metil disulfide) non sono sensibili al calore (quindi la cottura non le neutralizza) e non vengono metabolizzate dall'organismo canino. Una volta ingerito un pezzo di cipolla, anche sotto forma di frammento del soffritto, le sostanze vengono assorbite nell'intestino, dove entreranno in circolo ed inizieranno a legarsi ai globuli rossi, precisamente ad una loro specifica proteina, l'emoglobina, che ha la funzione di trasportare l'ossigeno nel corpo. Il cane, a differenza dell'uomo, non è in grado di scindere queste sostanze ossidanti dall'emoglobina, e pertanto ne inibisce la funzionalità, danneggiando irrimediabilmente i globuli rossi, provocando una grave anemia. I primi sintomi si manifesteranno 5/6 giorni dopo l'ingestione, sotto forma di vomito, diarrea, sangue nelle urine, mucose delle labbra pallide (a volte giallastre a causa dell'ittero derivante dall'eccessiva distruzione dei globuli rossi) e poi riluttanza al movimento, torpore, respiro affannoso, aumento della frequenza cardiaca, coma nei casi più gravi. Non è possibile valutare la quantità del condimento in questione contenuta in un cibo cotto, e di conseguenza quanto un avanzo della tavola sia pericoloso per il nostro amico se glielo concedessimo, ma è bene sapere che la dose tossica della cipolla fresca è stata stabilita in 15 g per ogni chilo di peso corporeo, e che già 5 g per chilo sono sufficienti a manifestare i primi effetti. Consideriamo poi che in molte preparazioni alimentari, tipo salse, la cipolla è presente sotto forma di concentrato. Se sospettiamo che il nostro amico abbia mangiato un certo quantitativo di cipolla occorre portarlo subito dal veterinario per effettuare una lavanda gastrica ed eventualmente una cura che impedirà l'assorbimento intestinale dei composti tossici. Se ci accorgiamo dei sintomi, e sospettiamo che siano legati a recenti ingestioni di cipolla, avvisiamo il veterinario, che verificherà l'anemia attraverso delle analisi del sangue, e procederà con il monitoraggio ed eventualmente con una trasfusione, perché in caso di avvelenamento il cane è in pericolo di vita. Con un tempestivo intervento veterinario si possono limitare i danni dell'intossicazione: eliminati i globuli rossi danneggiati, il midollo inizierà a produrne di nuovi e la situazione tornerà normale nel giro di qualche settimana. Nessun indugio, quindi, perché se non si interviene, l'avvelenamento potrebbe portare al coma e poi alla morte del cane. NO AGLIO. Aglio e cipolla appartengono alla stessa famiglia botanica. Contengono le stesse sostanze dannose per la salute dei nostri amici a quattro zampe e quindi anche per l'aglio valgono le stesse raccomandazioni. Ne parliamo separatamente per due motivi: 1. oltre alle sostanze tossiche presenti nella cipolla, l'aglio contiene due ulteriori molecole (allicina e ajoene), anch'esse insensibili alla cottura (e quindi dannose anche se l'aglio è presente come ingrediente in una preparazione alimentare), che sono piuttosto irritanti per l'intestino del cane (e non dell'uomo). Gli effetti dell'ingestione sono vomito, diarrea e dolore addominale, e si manifestano poche ore dopo l'ingestione. Ciò rende questo tipo di intossicazione più facilmente risolvibile: l'intervento immediato del veterinario con una lavanda gastrica (coadiuvata in modo naturale da vomito e diarrea) eliminerà la maggior parte dei composti tossici, scongiurando così l'immissione in circolo degli stessi e la più pericolosa conseguente crisi anemica. 2. c'è chi sostiene che, come per l'uomo, l'aglio possa avere effetti positivi anche sulla salute dei cani, ovviamente fatte le debite proporzioni nel dosaggio. Non diamo ascolto a queste voci. Qui stiamo parlando di veleni. Se vogliamo bene al nostro peloso, non usiamolo come cavia dopo aver letto un post di dubbia provenienza su un social. Per garantire la buona salute del nostro animale le raccomandazioni solo le solite: vita in casa, alimentazione adatta e di buona qualità, moto, igiene, regolarità nella profilassi e nei controlli veterinari. NO CIBI FRITTI. Sappiamo bene che il fritto non fa bene neanche all'uomo, è gustoso, ma non ha nessuna qualità nutrizionale. La cottura ad alta temperatura in un condimento grasso (olio, burro o strutto) genera una pietanza carica di grassi insaturi e, se non eseguita a regola d'arte (con una stretta relazione controllata tra tipo di condimento usato, temperatura e tempo di cottura), rischiosa per il rilascio di sostanze tossiche o cancerogene. Medici e nutrizionisti lo permettono, ma solo saltuariamente e solo se non si soffre di una delle tante patologie per le quali è un cibo vietato. Però è gustoso, e ogni tanto, per pura golosità, un fritto possiamo permettercelo. Noi si, lui no. Quindi dobbiamo resistere almeno alla tentazione di condividere il saporito bocconcino al nostro implorante amico a quattro zampe, per il suo bene. Si trattasse di una patatina ogni tanto, passi, ma non deve diventare un'abitudine. L'assunzione di troppi grassi, oltre a favorire l'obesità, altera le funzioni digestive: la produzione di lipasi pancreatica, l'enzima che digerisce i grassi, supera i normali livelli e la sovrapproduzione può causare stress al pancreas e compromettere altri organi interni. La pancreatite acuta si manifesta in modo improvviso e doloroso. Il cane starà malissimo, soffrirà, urlerà e assumerà una tipica posizione, con le zampe anteriori allungate in avanti e il bacino verso l'alto, per tentare di alleviare il dolore. L'unica cosa da fare sarà correre da un veterinario perché è una situazione che potrebbe portare a morte rapidamente, e comunque molto difficile da curare. Quello appena descritto è il rischio del fritto in quanto tale, ma se per caso il cibo sottoposto a frittura fosse un cibo già di per sé pericoloso per il cane (la cipolla, ad esempio) gli effetti tossici sarebbero cumulativi. NO FAVE. A differenza di altri legumi, quali ceci, lenticchie e piselli, le fave sono tossiche per i cani e non devono essere assolutamente ingerite. La ragione è una specifica proteina particolarmente abbondante nelle fave a causa della loro dimensione e per lo spessore e la durezza della buccia del seme. Questa sostanza, la fitoemoagglutinina (indicata anche come PHA, phytohaemagglutinin), nuoce principalmente alla mucosa intestinale, alterando l'assorbimento dei nutrienti, danneggiando gli enzimi digestivi e la flora intestinale. A lungo andare la mucosa intestinale viene irreversibilmente compromessa. Poiché il cane non è in grado di metabolizzare la proteina, le conseguenze gastro-intestinali (anche gravi) si manifestano immediatamente dopo l'ingerimento: vomito abbondante, diarrea e dolore addominale. Quindi, che siano fresche, secche o cotte, evitiamo di somministrarle. Se malauguratamente ne mangia, ad esempio rubandone nell'orto dietro casa? In caso di ingestione accidentale di fave, ed eventuale presentazione di uno dei sintomi citati, sarà opportuno recarsi immediatamente dal veterinario, per scongiurare una intossicazione alimentare e i danni all'apparato gastroenterico ad essa correlati. NO NOCI. Ci sono tre buoni motivi per tenere i nostri amici lontani dalle noci: 1. la sottile pellicola che riveste il gheriglio ospita una colonia di microscopici funghi che producono una tossina, innocua per l'uomo, ma piuttosto pericolosa per gli animali domestici a causa dei danni intestinali che può provocare. 2. le comuni noci, come quasi tutta la frutta secca, anche se sono fonte di potassio e magnesio, hanno ugualmente un alto contenuto di grassi che, a differenza che per l'uomo, potrebbero causare dei problemi digestivi al nostro peloso. Possono infatti alterare il sistema digestivo dell'animale e causare vomito o diarrea, sempre se assunti in maniera eccessiva. 3. rischio di soffocamento. Non essendo in grado di masticare bene, i cani hanno tendenza a mangiare le noci in un sol boccone, intere, rischiando in tal modo di causare un blocco respiratorio che potrebbe essere fatale. Un ulteriore rischio è la noce Macadamia, presente in molti dolci, snack, e anche in prodotti cosmetici a base dell'olio che se ne ricava. Questa varietà contiene una molecola, non ancora individuata dai ricercatori, che colpisce il sistema nervoso di molti animali, tra cui cani e gatti, con modalità non ancora conosciute dai veterinari. Tutto ciò che si sa è che: - la dose tossica per il cane è di circa 20 grammi di frutto per chilo di peso corporeo, quantità che scende drasticamente in caso di estratti (ad esempio una crema cosmetica, dall'odore e sapore gradevole); - i sintomi, che compaiono da 3 a 12 ore dopo l'ingestione, sono vomito, tremori, debolezza, sonno, paralisi degli arti, innalzamento della temperatura corporea; - non esiste un antidoto all'effetto delle noci perché non si è capito quale sia il tossico che li causa. Occorre quindi correre dal veterinario, che potrà solo effettuare una lavanda gastrica, reidratare l'animale e tenerlo in osservazione. Superata la fase critica, il cane dovrebbe riprendersi. Allo stato attuale non si hanno sufficienti riscontri statistici per escludere che questo tipo di avvelenamento possa anche essere mortale. ATTENZIONE AD ALCUNI FRUTTI. Dopo aver parlato delle noci, accenniamo ad un altro pericolo per i nostri amici. CILIEGIE, PESCHE, PRUGNE, SUSINE, ALBICOCCHE. Questi frutti non sono tossici, o meglio, la loro polpa non è tossica, e piace ai cani. Il pericolo si nasconde nei semi, per due ordini di problemi. Il primo è costituito dalla parte interna, una sorta di mandorla, che contiene una sostanza tossica, l'amigdalina, che nella fase digestiva genera cianuro, velenosissimo. In genere queste sostanze non si liberano nel nostro organismo, anche se inghiottiamo un seme di ciliegia e di susina, perché l'involucro legnoso del seme non viene intaccato dai succhi gastrici. Il cane, invece, può sgranocchiare il nocciolo, schiacciarlo con i denti come una noce e ingerire il seme velenoso. L'avvelenamento da cianuro avviene per paralisi di tutti i muscoli, compresi quelli dell'apparato respiratorio. Un ulteriore rischio, comune anche a CACHI, CASTAGNE, MANDORLE, è la possibilità che inghiottendo questi semi o noccioli, si possano creare occlusioni nell'esofago o nell'intestino, risolvibili dal nostro veterinario, ma dopo aver provocato molta sofferenza nel nostro animale. NO ALCOLICI. Non pensiamo ad un brindisi col il nostro amico a quattro zampe, né ad offrirgli un grappino a fine pasto, ci mancherebbe altro! Tuttavia i liquori entrano in molte preparazioni di pasticceria, torte, paste, gelati, cioccolatini, ecc. Le bevande alcoliche (e i cibi a base di esse) contengono etanolo, che ha sul cane gli stessi effetti che produce nell'uomo, passando dall'eccitazione sino allo stordimento e al coma etilico. L'unica differenza risiede nei dosaggi, i cui limiti di tossicità, fatte le debite proporzioni, sono legati al minor peso corporeo dell'animale. Come nell'uomo, l'etanolo viene assorbito da stomaco e intestino, quindi entra nel sangue dal quale raggiungerà il sistema nervoso centrale, entrando in competizione con i neurotrasmettitori, le sostanze che conducono l'impulso nervoso. I primi sintomi, che compaiono generalmente qualche ora dopo l'ingestione, sono eccitazione e agitazione, poi depressione, incoordinazione e difficoltà a muoversi dovute all'abbattimento dei centri nervosi, ed eventualmente collasso (svenimento). A dosi più alte può sopraggiungere il coma e poi la morte, causata dalla depressione dei centri nervosi, che bloccano i muscoli respiratori impedendo di fatto al cane di respirare. La dose letale di alcol per un cane è di 6 ml per ogni chilo di peso corporeo. In dosi inferiori gli effetti sono quelli della classica sbronza, e passano nel giro di un giorno. In ogni caso è meglio consultare il proprio veterinario. NO FUNGHI. Quante volte abbiamo sentito notizie di persone intossicate o morte per aver consumato funghi velenosi? I funghi contengono micotossine, che possono essere innocue per l'uomo, oppure termolabili (che sono neutralizzate dal calore della cottura) oppure ancora che possiedono capacità distruttive per il nostro organismo. La micologia, a stretto contatto con la medicina, ha individuato tutte le specie di funghi liberamente commestibili dall'uomo, ma, anche se siamo certi che i funghi nel nostro piatto siano mangerecci, non dobbiamo pensare che lo siano anche per i nostri animali: non esiste una lista di funghi innocui per i cani, poiché gli effetti sugli animali provocati dalle micotossine dei funghi consumabili dall'uomo non sono ancora pienamente noti. Ogni tanto nelle cliniche veterinarie vengono ricoverati cani con sintomi di intossicazione da funghi. In buona parte dei casi la prognosi è infausta, perché non esistono antidoti contro l'avvelenamento e perché quando si manifestano i sintomi più evidenti, oramai fegato e reni sono irrimediabilmente compromessi. Ma come può accadere? Magari una passeggiata nella natura, e la naturale curiosità del nostro amico, magari il cestino della nostra raccolta di funghi lasciato incustodito da qualche parte, o magari i succulenti avanzi di qualche pietanza a base di "misto bosco"... basta un attimo di disattenzione. I primi sintomi si manifestano da tre a quattro ore dall'ingestione: le tossine provocano problemi nell'apparato intestinale con vomito, diarrea (con sangue, a volte), allucinazioni, lacrimazione, forti dolori addominali, eccessiva salivazione, disorientamento, ipotermia. Precipitarsi dal veterinario! NO CIBI SALATI. Già nella dieta umana il sale da cucina dovrebbe essere tenuto sotto stretto controllo, a causa dei pericoli per il nostro sistema cardiocircolatorio, ma per i nostri amici pelosi i rischi sono assai più marcati. La (piccola) quantità di sodio necessaria al suo organismo è già contenuta nel pasto quotidiano, presente negli ingredienti del cibo che acquistiamo. Ogni aggiunta deve essere evitata. Sale extra (contenuto ad esempio nelle patatine, nei cracker, negli snack) può causare sete e urinazione eccessive, e nei casi estremi, quando il consumo di cibi troppo salati si prolunga nel tempo, portare all'intossicazione da sodio. I sintomi relativi all'eccessiva ingestione di sale includono vomito, diarrea, stanchezza, tremori, temperatura corporea elevata e attacchi convulsivi. | |||||
Alimentazione: 1. Riflessioni sul cibo(Aprile 2021)Un tempo, ma non così remoto, si riteneva che per sfamare il proprio animale domestico bastasse "far fuori" gli avanzi della propria tavola. Pane secco inzuppato, ossa da spolpare e altri scarti di cucina costituivano il pasto quotidiano del cane di casa. Fortunatamente ci si è resi conto che questo comportamento non poteva che nuocere alla salute del nostro amico a quattro zampe, e il "pet food" è divenuto oggetto di studi approfonditi, tanto della zoologia/veterinaria, quanto del marketing, basandosi sul pensiero che un'alimentazione commisurata alle esigenze del proprio beniamino, equilibrata e di buona qualità, è uno del modi per manifestare il nostro affetto nei suoi confronti, garantendogli una sana crescita, una robusta forma fisica e un bell'aspetto. Tutti fattori che contribuiscono alla sua serenità, e anche alla nostra, visto che potremo godere a lungo della sua vivacità e della sua compagnia. Abbiamo solo l'imbarazzo della scelta. Teorie, mode e "filosofie" si rincorrono nelle rubriche dei giornali, tra gli scaffali dei supermercati o dei negozi specializzati, e nelle numerose riviste del settore che tappezzano le edicole: alimentazione casalinga o industriale? Alimentazione funzionale, "grain free", "low grain", BARF, vegetariana o vegana? Al di là di ogni ideologia nutrizionale e qualunque sia la scelta che facciamo per l'alimentazione quotidiana del nostro peloso, occorre tenere in considerazione che il suo fabbisogno alimentare è determinato da vari fattori: età, razza, taglia, peso, stato di salute, stile di vita, e altro ancora... È dunque necessario, nella somministrazione dei pasti, attenersi alle quantità indicate, come riportate sulle confezioni dei prodotti commerciali, oppure consigliate dal veterinario quando chiediamo un consulto professionale, o ancora, utilizzando gli ingredienti alla base delle singole ricette, se desideriamo cucinare personalmente il suo pasto. In caso contrario, il primo rischio che corriamo, o per meglio dire, il primo rischio che gli facciamo correre (visto che si parla del suo benessere) è quello di esagerare con la pappa nella ciotola, anche perché spesso gli concediamo frequenti "extra" sotto forma di continui "fuori-pasto": stuzzichini, biscotti e bocconcini di vario genere. Si pensa di gratificare l'animale senza accorgersi di danneggiare la sua salute. Un altro errore è tipico di chi "lascia cadere sempre qualcosa dalla tavola": c'è chi mantiene l'abitudine di dare al cane un po' della propria pietanza, pensando che sia più saporita. Male! È proprio questo il problema: il sale, le spezie e tutti gli intingoli in genere con cui noi condiamo i nostri piatti sono dannosi per lui, perché il suo apparato gastrointestinale non è nato per digerire alimenti così elaborati. Oltretutto i troppi carboidrati tipici della dieta umana possono causare un sovraccarico del sistema digerente causando eccessi di fermentazione e alterazioni della flora intestinale. L'organismo del cane riesce a digerire solo piccole quantità di saccarosio, oltre le quali si manifestano intolleranze. Coloranti, conservanti e aromatizzanti artificiali non sono compatibili con il suo metabolismo. L'azzardo è non solo di procurargli nell'immediato problemi quali vomito e diarrea, ma anche di causare nel tempo l'insorgere di patologie come il diabete, l'insufficienza renale (e naturalmente il sovrappeso), che possono accorciare la sua aspettativa di vita. D'altra parte, è un errore anche trattare il cane, dal punto di vista nutrizionale, come il suo progenitore, il lupo. Il lupo è l'animale carnivoro per antonomasia, mentre il cane domestico, con l'evoluzione avvenuta nel corso del tempo, è divenuto onnivoro, avendo acquisito la capacità di digerire l'amido. Nutrirlo come un lupo o come un cane "primitivo" potrebbe causare al nostro amico a quattro zampe dei problemi renali. L'apparato digerente dell'attuale cane quindi non ha più nulla a che fare con quello del lupo, ed è illusorio, anzi controindicato, volerlo nutrire con una dieta "naturale" a base di carne cruda e di ossa, come un lupo o un ipotetico cane "originale". Lo stile di vita che avevano i lupi, inoltre, prevedeva un certo consumo dei nutrienti ingeriti. Quello dei nostri cani oggi è sicuramente diverso: la loro alimentazione deve essere quindi rimodulata sulla base del nuovo stile di vita. Il cibo ideale per il nostro quattrozampe conterrà una certa quantità di carne, integrata con carboidrati, grassi, fibre, vitamine e minerali, tutte sostanze di cui ha bisogno. A questo punto è legittimo chiedersi quale preparazione assicura il corretto apporto delle componenti nutritive che abbiamo appena elencato. Un cibo "industriale" di buona qualità risponde affermativamente alle esigenze del nostro cane, ed è sicuramente facilmente digeribile, bilanciato e adeguato alle diverse fasi ed eventi della sua vita. Ogni marca (seria) offre varianti "puppy", "adult", "senior", "active", "low energy", adatti all'età e allo stile di vita. Il corretto dosaggio è sempre indicato sulle confezioni. Le varianti "secco" (crocchette) e "umido" (paté, mousse, ed altre ricette) vanno incontro ai gusti di ciascuno, anche se le crocchette sono decisamente più comode da gestire. Sgranocchiare, inoltre, aiuta a mantenere l'igiene dentale. Leggendo le etichette otterremo informazioni preziose. Se non abbiamo ancora dimestichezza con questa attività, chiediamo aiuto ad amici o conoscenti più esperti, o anche alle nostre preziose volontarie, vere autorità in materia. Per completare la carrellata sui prodotti in commercio, concludiamo ricordando che nei negozi specializzati (e non nella stragrande maggioranza dei supermercati) si trovano anche varie linee di alimenti "terapeutici", che presentano specifiche composizioni tali da rappresentare o coadiuvare la cura per varie malattie: obesità, calcoli urinari, insufficienza renale, disturbi digestivi, allergie... Il veterinario ne prescriverà l'uso, anche associato ad eventuali farmaci. Taluni, invece, preferiscono scegliere e tenere sotto controllo gli ingredienti del pasto, cosicché, avendone tempo e voglia, oppure la passione, si dedicano alla preparazione delle ricette più adatte al loro fedele amico. Chi intraprende questa strada, però, deve anzitutto garantire la costanza e cucinare giorno per giorno, e poi deve mettere in conto che alla sua pietanza dovrà aggiungere anche le vitamine e gli integratori necessari, che troverà in farmacia o nei negozi specializzati. Una delle regole per l'alimentazione del cane è non imporre cambiamenti repentini nella dieta: al cane non dispiace mangiare sempre le stesse cose; il suo apparato digerente si adatta lentamente ad un certo tipo di cibo, e può non tollerare le variazioni da un giorno all'altro. Il rischio è che il malassorbimento gli provochi un malessere sotto forma di vomito e diarrea. Osso o niente osso? Ecco un altro argomento controverso! La predilezione dei cani per gli ossi è proverbiale. La risposta è più no che sì. Eliminiamo subito ogni tentazione riguardanti ossa di pollo, tacchino, coniglio e affini: piccole ossa e ossa di volatili hanno la devastante caratteristica di scheggiarsi, conficcarsi e/o incastrarsi nell'esofago o nell'intestino, lacerandone le pareti con esiti decisamente infausti. Non solo non li daremo al cane, ma ci assicureremo che non possa rubarli dal secchio dei rifiuti. È di vitale importanza. Dato che masticare le ossa aiuta a combattere la formazione del tartaro e ad avere una bocca in condizioni migliori, un osso molto grande, sul quale l'animale impegnerà i denti per diversi giorni senza riuscire a staccare una scheggia, potrebbe costituire un ragionevole compromesso... quindi, perché rischiare? In commercio esistono prodotti naturali (ossa in pelle bovina, oppure femore suino) e anche sintetici (gomma dura atossica) che svolgono questa funzione. Ci sono in varie misure, per accontentare dal Chihuahua al Terranova! Infine, altro argomento su cui si discute spesso, è: quanti pasti al giorno? Nei primi tre giorni di vita il cucciolo deve nutrirsi ogni due ore, sia di giorno che di notte. Successivamente dovrà mangiare quattro volte al giorno fino ai tre mesi, tre volte fra i tre e i sei mesi e da quel momento in poi si passerà a due pasti al giorno. Per ciò che riguarda il cane adulto, di certo abbiamo sentito qualcuno affermare la regola dell'unico pasto giornaliero. Facciamo attenzione! Di norma, sottolineiamo, di norma, è vivamente consigliato dividere la razione quotidiana del nostro amico in due pasti. Sappiamo quanto certi cagnoloni siano ingordi: se li mantenessimo ad un singolo pasto quotidiano, la rapida ingestione di una grande quantità di cibo potrebbe favorire l'insorgenza di disturbi digestivi. In particolare, nelle razze di taglia grande con torace profondo, un unico pasto consumato avidamente dopo 24 ore di digiuno aumenterebbe il rischio di dilatazione-torsione dello stomaco, l'insorgenza della quale è talvolta letale. È importante che gli orari dei pasti siano ben distribuiti e osservati con regolarità. L'abitudine favorisce un poco la disciplina (si spera!), ed evita che i nostri amici ci girino sempre intorno in cerca di bocconcini... Ancora più importante, è non affaticare il cane dopo i pasti: dopo mangiato occorre lasciarlo riposare; molti, infatti, quando hanno finito il pasto vanno spontaneamente a fare un "pisolino". Evitiamo qualunque tipo di sollecitazione fisica: no alle lunghe passeggiate, alle corse e ai giochi esuberanti; per tutte queste attività bisogna aspettare almeno un paio d'ore dopo il pasto, altrimenti, anche in questo caso, il rischio di torsione dello stomaco aumenta considerevolmente. Quest'ultimo concetto ci viene utile per spiegare che anche i sostenitori del pasto unico non hanno tutti i torti, MA A DETERMINATE CONDIZIONI (abbiamo voluto evidenziare bene questa frase). La questione dell'originario predatore non c'entra per nulla: abbiamo già compreso che il cane non è più un vero lupo... La regola del pasto unico riguarda principalmente il mondo dei cani da lavoro. Seguire e guidare greggi o mandrie, svolgere attività di polizia, di protezione civile, far parte di squadre di salvamento in mare o di ricerca di dispersi sotto frane, crolli o valanghe, e in generale, di coadiuvare l'uomo a gestire situazioni di emergenza, è un'attività sfiancante. Abbiamo appena detto che dopo un pasto il cane non deve compiere sforzi, e quindi questi nostri preziosi alleati potranno godere di un'adeguata refezione solo a fine turno, il che rappresenta anche un modo di premiarli per l'impegno dimostrato. È vero che la maggior parte di noi non possiede mandrie e non pattuglia i boschi in cerca di evasi, ma, se volessimo fare una lunga camminata in montagna col nostro amico a quattro zampe, per esempio, dovremmo valutare l'idea, per quel giorno, di non somministrargli un abbondante pranzo prima del "rush" finale. D'altra parte anche noi consumeremo uno snack leggero ed energetico durante il tragitto, salvo poi perdere il controllo durante la cena in baita... Nel prossimo articolo sul cibo, tratteremo degli alimenti assolutamente nocivi per i cani. | |||||
Animali d'affezione... il caldo e la salute(Giugno 2019)La stagione estiva nasconde più di una insidia per gli animali che accompagnano il nostro quotidiano. È per questo motivo che nei mesi più caldi occorre qualche accorgimento in più per tutelare anche la loro salute. Tra i pericoli che possono arrecare danno ai nostri amici ci sono certamente il colpo di calore e il colpo di sole. Il caldo eccessivo se associato ad un alto tasso di umidità, può rappresentare un problema molto serio per la loro incolumità. Cani, gatti, piccoli animali d'affezione e uccelli non sudano: la loro termoregolazione avviene mediante un sistema di "raffreddamento ad aria". Attraverso piccoli e frequenti atti respiratori, questi animali sono in grado di far passare velocemente l'aria sulle superfici umide del cavo orale e determinare così la dispersione del calore. Sono più predisposti al colpo di calore e al colpo di sole i cuccioli, gli animali anziani, ma anche le razze brachicefale (razze in cui il diametro longitudinale del cranio supera solo di poco quello trasversale come ad esempio bulldog, gatti persiani, ecc.), gli animali obesi e quelli affetti da malattie cardiocircolatorie e dell'apparato respiratorio. Si tratta di una grave condizione patologica, che può verificarsi quando un animale è esposto a: - temperature ambientali e umidità relativa elevate; - scarsa ventilazione; - situazioni di stress (spazi angusti o sforzi eccessivi). A causa del colpo di calore, il sistema di termoregolazione dell'animale non è più in grado di mantenere la temperatura corporea entro i limiti fisiologici e la temperatura corporea si innalza sino a 41-43°C.
Colpo di sole Si tratta di una grave condizione patologica che si verifica quando l'animale è esposto all'azione diretta dei raggi solari, a cui non può sottrarsi, ad esempio, perché immobilizzato, legato ad una catena o bloccato all'interno di una gabbia. Altrettanto pericolosa può essere una lunga passeggiata sotto al sole. L'esposizione eccessiva ai raggi del sole è dannosa per la pelle di cani e gatti e può portare alla formazione di ustioni con infiammazione acuta della pelle associata a prurito e dolore. Negli animali il mantello assolve ad una funzione termica e mantiene costante la temperatura corporea. Il pelo svolge un'azione di filtro per i raggi solari isolando la cute dal surriscaldamento esterno. Partendo da questi presupposti ricordare che: - gli animali a mantello nero sono a rischio perché il colore scuro aumenta l'assorbimento dei raggi solari; - gli animali a mantello e cute bianchi sono particolarmente sensibili ai raggi solari, specialmente nella zona della testa, occhi, orecchie e muso; - gli animali tosati sono particolarmente a rischio poiché viene a mancare loro la protezione del pelo.
RACCOMANDAZIONI Alcune regole semplici possono essere sufficienti per salvaguardare la salute dei vostri animali: - non lasciate gli animali in auto: non è sufficiente lasciare i finestrini un poco aperti e neanche parcheggiare all'ombra, perché l'abitacolo del veicolo si riscalda rapidamente; - non lasciate gli animali legati in luoghi esposti alla luce solare diretta; - assicuratevi che abbiano sempre a disposizione acqua fresca, soprattutto dopo l'esercizio fisico; - evitate di portarli a spasso nelle ore più calde della giornata; - valutate la possibilità di portare i cani in spiaggia solo se sussistono condizioni favorevoli (es. ventilazione, ombra); - è consigliabile comunque non tenere gli animali in ambienti eccessivamente condizionati ed evitare gli sbalzi di temperatura.
Qualora abbiate il sospetto che il vostro animale presenti sintomi riconducibili al colpo di calore procedete in questo modo: - spostatelo rapidamente e portatelo in ambiente fresco e ventilato; - raffreddatelo con acqua fresca, attraverso docce o panni bagnati applicati al collo, alla testa, alle ascelle e alla regione inguinale. N.B. evitate di usare ghiaccio o acqua ghiacciata; - consultate nel più breve tempo possibile un medico veterinario; - monitorate la situazione per le successive 24-48 ore.
ALTRE RACCOMANDAZIONI: - prima di andare in vacanza ricordatevi (se non già presente) di identificare l'animale attraverso il microchip e l'iscrizione in anagrafe. Per i cani è un obbligo di legge! In caso di smarrimento aumenta le possibilità che vi venga restituito. È opportuno inoltre effettuare una visita dal medico veterinario, per verificare i richiami vaccinali e i trattamenti antiparassitari necessari; - fate molta attenzione a non lasciare residui di cibo umido nella ciotola del vostro animale, poiché a causa della presenza di batteri, che con il caldo si sviluppano più velocemente, il cibo si decompone rapidamente; - dopo una passeggiata ispezionate accuratamente il mantello, le orecchie e le zampe del vostro animale per individuare la presenza di spighe di graminacee, i cosiddetti "forasacchi", che possono provocare gravi inconvenienti. Prestate particolare attenzione ad atteggiamenti anomali come scuotimento della testa, lambimento continuo di parti del corpo e starnuti ripetuti, sintomi che possono far sospettare la loro presenza. In questi casi fate ricorso prontamente a un medico veterinario; - l'ispezione del mantello consente anche di controllare la presenza di parassiti come zecche e pulci. È fondamentale effettuare regolari trattamenti antiparassitari efficaci anche contro le punture del flebotomo (pappatacio). Ricordate che zecche, zanzare e pappataci possono veicolare malattie molto pericolose per il nostro animale come ehrlichiosi, rickettsiosi, leishmaniosi, filariosi; - fate attenzione anche a quello che l'animale può ingerire durante le passeggiate in campagna, perché i terreni possono essere concimati o trattati con sostanze tossiche (diserbanti, lumachicidi) e, inoltre, possono anche essere presenti nell'ambiente resti di cibo avariato o esche avvelenate; - quando viaggiate evitate le ore più calde e ricordatevi di portare con voi la ciotola per l'acqua e un piccolo asciugamano per rinfrescare il vostro amico in caso di necessità. Inoltre, se viaggiate in automobile, assicuratevi che la temperatura all'interno dell'abitacolo non sia né troppo calda né troppo fredda (NO eccessiva aria condizionata); - cercate di guidare il più dolcemente possibile, evitando accelerazioni e brusche frenate. Il mal d'auto o cinetosi è un problema comune, più di quanto si possa immaginare, al quale i cuccioli sono più predisposti. I segni tipici della cinetosi sono agitazione, affanno, salivazione eccessiva, eruttazione e infine vomito. Se l'animale presenta questi sintomi il medico veterinario può prescrivere farmaci efficaci che devono essere somministrati prima del viaggio; - durante i viaggi lunghi fate soste regolari per consentire all'animale di scendere dall'auto e sgranchirsi i muscoli o fare i suoi bisogni; - se viaggiate in treno o in aereo, o se il vostro viaggio non è in Italia, organizzatevi per tempo sia per quanto riguarda le profilassi sanitarie sia per i documenti necessari.
Per ulteriori approfondimenti consultate la sezione del portale del Ministero della Salute "Viaggiare con gli animali", cliccando QUI. | |||||
Pre-affido e post-affido(Maggio 2019)... il percorso per adozioni "controllate". Chi intende adottare un cane, e sente parlare di pre-affido e post-affido, ci chiede di che si tratta, come si svolgono e a cosa servono. Uno dei compiti più delicati dei volontari è la gestione e la verifica delle adozioni, perché l'interesse nel benessere del cane prosegue anche dopo la sua uscita dal rifugio verso una nuova casa. Premettiamo che una corretta adozione prevede alcune regole base:
IL CONTROLLO PRE-AFFIDO Questa fase, se favorevole, dà il via libera all'arrivo del nuovo amico in famiglia. Consiste in una visita a casa degli adottanti, orientata a valutare nel suo complesso l'ambiente ove vivrà, inteso come le persone con cui si rapporterà, il tipo di abitazione (appartamento, casa con o senza giardino/cortile...), il contesto in cui si trova (urbano, rurale o montano), ed in generale, tutti gli aspetti che contribuiscono alla serenità della vita insieme. È una fase colloquiale, che riprende le tematiche del questionario, alla luce delle caratteristiche dell'ambiente domestico. È fondamentale stabilire se la famiglia abbia le giuste motivazioni per adottare e accogliere un cane in casa e spiegare come cambierà la loro vita, quali sono i bisogni del cane, e così via, oltre che conoscere le altre abitudini o caratteristiche familiari: quante ore il cane rimarrà solo, se verrà portato in viaggio o in vacanza, se ci sono altri animali, e altro. Cosa è importante verificare? Un'adozione felice e responsabile si basa sulla consapevolezza che:
I volontari mettono a disposizione degli adottanti tutta la loro esperienza: ogni consiglio, ogni indicazione, ogni suggerimento, sono espressi nell'esclusivo interesse che l'adozione vada a buon fine, per la gioia delle persone ed il benessere del cane. Uno degli aspetti centrali di questa fase si concentra sulla rispondenza dell'abitazione alle caratteristiche dell'animale. È importante verificare, dal suo punto di vista, la sicurezza della casa: controllo ai balconi (dovranno avere adeguata rete se le sbarre delle inferriate sono troppo larghe), alle recinzioni del giardino/cortile (si verifica se sono troppo basse per cani che possano saltare e controllo parte bassa per cani che possano scavare), al perimetro (per eventuali varchi da riparare), ai cancelli (installazione di una rete, come detto per i balconi), alle vie di accesso (se la casa è collocata su strade trafficate questa verifica assume un'importanza fondamentale, dato l'alto rischio di fuga, soprattutto nelle prime tre settimane). Per ogni eventuale criticità si cercheranno soluzioni adeguate per garantire la sicurezza. Cosa succede dopo la visita di pre-affido? Se l'incaricato non reputa accettabile la sicurezza della casa, l'affidabilità della famiglia o le motivazioni sull'adozione, oppure non ritiene che il cane per cui si ha la richiesta di adozione possa essere collocato "in quella famiglia" o in quel contesto, l'esito sarà negativo e l'affidamento non avrà luogo. Se invece i volontari valutano che la famiglia e la casa sono adatte a quel cane, si organizza il suo arrivo ed inserimento in casa, e si fa sottoscrivere un modulo di affido, in cui si impegneranno a non maltrattarlo, a sterilizzarlo, a curarlo e così via.
L'ARRIVO IN FAMIGLIA: PRIMI PASSI In questa fase l'adottante ha già ricevuto dai volontari, che "conoscono" il cane, tutte le informazioni riguardanti vita e comportamento del cane. Soprattutto per le persone che non vantano grande esperienza, l'intera Associazione resta a disposizione per aiutare a risolvere eventuali problemi che dovessero insorgere nel corso dell'inserimento. Talvolta l'inserimento è graduale: si può iniziare già quando il cane è ancora ospite del rifugio, limitandosi alle passeggiate con l'adottante, poi con visite in famiglia per qualche ora per osservare il comportamento dell'animale con la famiglia e con gli altri cani o i gatti. In ogni caso, avviata la nuova convivenza, la situazione verrà monitorata per una decina di giorni, verificando che tutto proceda per il meglio, dopo di che l'adozione diverrà definitiva.
IL CONTROLLO POST-AFFIDO Detto con franchezza, non sempre le persone sono corrette, non sempre sono sincere, non sempre si comportano come dovrebbero... per questo sono fondamentali i controlli POST-AFFIDO. Si tratta di andare a trovare la famiglia a sorpresa per valutare realmente la vita del cane e le sue condizioni (anche più volte se vi sono dubbi). Si controlla se il cane è sereno e se è nelle condizioni previste negli accordi di pre-affido. Si valuterà anche se vi sono difficoltà sia da parte del cane che della famiglia, quando il cane ha mostrato alcuni aspetti complessi, e in questo caso si può aiutare ed affiancare l'adottante per risolverli. È fondamentale la fiducia nelle capacità e nella competenza dei volontari: per quanto lodevole sia la buona volontà della famiglia, il miglior supporto ed aiuto proviene solo dalla lunga esperienza di chi opera quotidianamente a contatto con queste realtà.
CONCLUSIONI Il compito del volontario che effettua i controlli pre e post-affido non è semplice ed è di grande responsabilità. Se si incappa in un errore di valutazione, non solo il cane passerà un periodo in una casa in cui non è amato, o in condizioni non consone alle sue esigenze di benessere e serenità, ma proverà anche il disorientamento per il repentino rientro al rifugio. | |||||
Sterilizzazione(Aprile 2019)La sterilizzazione è un intervento chirurgico ambulatoriale di routine, che rende il cane incapace di riprodursi. Vi sono diverse modalità di intervento (e sarà il veterinario a scegliere quella più adeguata a seconda della situazione), ma nelle femmine, generalmente, si asportano le ovaie e (talvolta) l'utero, il più delle volte in laparoscopia (tecnica meno invasiva e con una fase di recupero più breve), mentre nei maschi si procede alla rimozione dei testicoli. L'intervento viene sempre eseguito in anestesia totale e richiede un breve periodo di convalescenza: un paio di giorni per la femmina, mentre il maschio riprende la normale attività appena terminato l'effetto dell'anestesia. Le campagne di sterilizzazione dei randagi e degli ospiti dei canili sono una misura di legge per combattere la piaga del randagismo. Si stima che in Italia ogni anno vengano abbandonati 150.000 cani, molti dei quali nati da animali di proprietà che non sono stati sterilizzati, con la conseguenza che i canili sono perennemente sovraffollati. Si calcola che una singola femmina abbandonata e non sterilizzata, quindi in grado di mettere al mondo mediamente 6 cuccioli due volte all'anno, potrebbe generare una discendenza di 70.000 individui nel giro di 6 anni. Ecco perché è necessario attivarsi per il controllo delle nascite. Non dimentichiamo che anche in Italia, in passato, il randagismo veniva contrastato con la soppressione degli animali accalappiati, e che tale orrenda pratica è tuttora vigente in alcuni stati esteri. Il randagismo è strettamente correlato con gli abbandoni, e molto spesso le vittime di abbandono sono le cucciolate indesiderate. Purtroppo, anche se riscontriamo positivamente l'aumento della tendenza ad adottare un cane da canili o rifugi piuttosto che acquistarne da allevatori, l'offerta supera la domanda, con la conseguenza che innumerevoli ospiti dei canili sono condannati a passare tutta la vita in gabbia, in condizioni igieniche spesso precarie, esposti alla diffusione di malattie infettive e parassitarie. In questi casi i canili diventano la destinazione definitiva per gli animali abbandonati, anziché essere solo luoghi di accoglienza temporanea per far fronte a situazioni di emergenza. Senza considerare poi i canili-lager, spesso gestiti dalla malavita che lucra sulla detenzione del maggior numero possibile di cani ammassati, senza badare minimamente al loro benessere. Quindi, per ora, l'unica opzione condivisa da tutte le associazioni come la nostra è pretendere da chi intende adottare un animale l'impegno alla sterilizzazione, proprio per evitare che eventuali cucciolate "casalinghe", come troppo spesso accade, finiscano per alimentare la schiera di povere creature che non troveranno mai una casa. Molte persone ci chiedono se la sterilizzazione danneggia la salute del cane. La risposta è no, anzi, tutt'altro. La drastica riduzione degli ormoni sessuali, dovuta all'intervento, riduce l'insorgenza di molte malattie, nella maggior parte mortali. L'esperienza dimostra che i cani sterilizzati godono di ottima salute psico-fisica e di un'eccellente aspettativa di vita. In particolare, nelle femmine, eliminando il ciclo di calore, si interrompe il continuo alternarsi di ormoni con azione opposta (estrogeni e progesterone), che provoca spesso patologie sia oncologiche che comuni. Parliamo di neoplasie e altre malattie dell'apparato genitale (ad esempio, tumore mammario, endometrite, piometra, carcinoma ovarico, mastiti). Alcune di queste sono una delle principali cause di morte nelle cagnoline. Anche per i cani maschi l'intervento presenta dei vantaggi: sono meno soggetti al rischio di patologie a carico dei testicoli e della prostata. Un esempio per tutti: l'ipertrofia prostatica colpisce più dell' 80% dei maschi non sterilizzati maggiori di 5 anni di età, il che provoca loro dolori, infezioni, ascessi, cisti che a volte possono avere serie conseguenze. Per tutti, inoltre, si evitano le malattie trasmesse durante gli accoppiamenti. Anche sotto l'aspetto del comportamento abbiamo dei benefici: maschi e femmine conquistano quella serenità che non li spingerà a comportamenti aggressivi legati alla competizione sessuale, né avranno più il desiderio di allontanarsi da casa vagabondando alla ricerca del partner. Per i maschi non sterilizzati si tratta di un rischio assolutamente da non sottovalutare: il loro finissimo olfatto è in grado di percepire la presenza di femmine in calore a chilometri di distanza; il loro istinto li spinge a raggiungerle ad ogni costo abbandonando la propria casa per avventurarsi in luoghi sempre più lontani, esponendosi ad ogni sorta di pericolo: essere investiti sulle strade, ingaggiare zuffe furibonde con altri maschi, riportando ferite gravi o mortali, subire maltrattamenti, cadere vittime di trappole o avvelenamenti... Stop a quegli ululati notturni, alquanto imbarazzanti per chi abita in condominio. Stop alla falsa gravidanza. La falsa gravidanza è un evento molto comune tra le femmine non sterilizzate, circa il 60% va incontro a questo fenomeno. è un evento per cui la cagnolina mostra tutti i sintomi di una gravidanza. Si possono verificare ingrossamenti o infiammazioni delle mammelle, e, se la poverina tende a leccarsi con insistenza, anche serie dermatiti. Come sempre, quando trattiamo questioni che riguardano la salute dei nostri amici a quattro zampe, rimarchiamo di aver solo offerto un primo approccio all'argomento, e che per avere un quadro completo relativo alla razza, all'età, e alle altre caratteristiche del vostro cane, l'unica raccomandazione è di rivolgervi al vostro veterinario di fiducia. | |||||
Viaggiare in auto(Marzo 2019)Un piccolo spostamento, una gita fuori porta, un lungo viaggio: in ogni caso portare in auto il nostro amico richiede sempre qualche piccola attenzione, per il suo bene, per il nostro, per la sicurezza di tutti. Leggiamo in sintesi cosa dice il codice della strada, art. 169: "... è vietato il trasporto di animali domestici in numero superiore a uno e comunque in condizioni da costituire impedimento o pericolo per la guida. È consentito il trasporto di soli animali domestici, anche in numero superiore, purché custoditi in apposita gabbia o contenitore o nel vano posteriore al posto di guida appositamente diviso da rete od altro analogo mezzo idoneo che, se installati in via permanente, devono essere autorizzati dal competente ufficio provinciale della Direzione generale della M.C.T.C. ". In caso di violazione, la sanzione comminata va da 87 a 344 Euro (importo vigente dal 1/1/2021), oltre alla decurtazione di 1 punto sulla patente. In altre parole, NON SI PUÒ: - lasciare libero l'animale in auto, perché gironzolando potrebbe intralciare la guida, - tenerlo in braccio o vicino alle gambe del passeggero, perché divincolandosi o agitandosi potrebbe creare seri rischi per sé, per il conducente e per gli altri passeggeri. Oltretutto, in caso di sinistro, potrebbe ferirsi gravemente o ferire gli occupanti dell'auto. Quindi per viaggiare in tutta sicurezza col nostro amico si dovrà adottare una di queste soluzioni, che, è bene sottolineare, può risultare più o meno preferibile a seconda dell'indole, delle dimensioni e delle abitudini del singolo animale: quello che va bene per uno può non essere confacente all'altro. 1) trasportino (propriamente detto kennel), che dovrà essere dimensionato affinché possa sedersi o sdraiarsi comodamente. Tra i vari tipi in commercio, sono preferibili quelli in plastica o in tessuto, perché, se il cane dovesse urtare le pareti in caso di brusche frenate o incidenti, sono meno pericolosi di quelli metallici. In ogni caso il trasportino dovrà essere ben assicurato, per evitare che scivoli o si ribalti in curva o in frenata. Di sicuro questa soluzione è la più limitativa per il nostro amico: difficilmente la apprezzerà dal primo momento. Il consiglio è quello di abituarlo un poco alla volta, magari invogliandolo ad entrare con l'aiuto di qualche bocconcino e la sua coperta o gioco preferito. Nel contempo, un breve tragitto e immediatamente dopo una bella passeggiata lo indurranno ad associare le esperienze positive alla presenza del trasportino, imparando che il trasportino è un luogo sicuro e protetto, anche quando è in movimento. Questo ambiente sicuro lo rilasserà e non lo farà agitare troppo durante la marcia: limitando la visione del paesaggio che scorre veloce, una delle principali cause di stati di agitazione e ansia, apprezzerà l'effetto tana che si viene a creare. Se dobbiamo trasportare più di un animale domestico, questa è l'unica soluzione ammessa dal codice della strada. 2) cintura di sicurezza. Si tratta di una semplice cinghia di tessuto sintetico, analoga al classico guinzaglio, che da una parte ha un moschettone che si aggancia alla pettorina o all'imbrago, e dall'altra ha l'attacco per l'inserimento nel fermo delle cinture di sicurezza già presenti nell'auto. Per farlo scendere, quindi, basta una sola mano per far scattare lo sblocco. Di solito la lunghezza è regolabile, in modo da conciliare una relativa libertà di movimento con la sicurezza che il cane non possa interferire con la guida del veicolo. Un telo o una coperta, inoltre, consentono di mantenere puliti i sedili dell'auto, concedendo al nostro amico un viaggio in tutta comodità. Anche in questo caso i migliori risultati si ottengono gradatamente, per abituarlo a vivere tranquillamente la gita in macchina. 3) divisorio. Può essere rigido oppure a rete, e crea uno spazio per il cane nel quale può muoversi a proprio agio. Mettendogli a disposizione giochini, un cuscino o una coperta, diventa uno spazio confortevole durante il viaggio. Normalmente, questa è la soluzione più gradita dai nostri amici. In genere si tratta di accessori universali, facilmente adattabili ad ogni vettura e di facile installazione. Questi dispositivi rispondono perfettamente ai dettami della legge, e risultano molto comodi da utilizzare. Tuttavia non garantiscono la massima incolumità in caso di sinistro, tanto che sarebbe consigliabile utilizzare anche la cintura di sicurezza. Una volta scelta la soluzione per il trasporto, occorre garantire il benessere del nostro cane: - Anzitutto attenzione allo stile di guida: sempre massima regolarità e dolcezza, evitando frenate brusche e il più possibile le buche. Velocità moderata, ma senza intralciare il traffico! - Anche se il digiuno non diminuirà il sintomo di mal d'auto, è meglio evitare di somministrare del cibo prima della partenza. - Assicurare un ricircolo d'aria in auto. Non accendere mai il climatizzatore. Non permettergli di affacciarsi dal finestrino. - Effettuare diverse soste (almeno ogni 2 ore) per sgranchire le zampe e permettergli di recuperare il proprio equilibrio psicofisico. Nell'occasione è bene cambiargli l'acqua da bere. Naturalmente portare acqua a sufficienza e un recipiente adatto, soprattutto nel caso di viaggi lunghi. Tutto ciò per evitare che il viaggio venga rovinato da un improvviso vomito del cane, una situazione spiacevole sotto tanti punti di vista. - Durante le soste per le esigenze dei viaggiatori umani, DIVIETO ASSOLUTO DI LASCIARLO SOLO IN AUTO: in estate si raggiungono rapidamente temperature insopportabili (colpo di calore). Il cane non suda come noi, ma espelle il calore solo attraverso la bocca, cosicché il suo corpo si surriscalda facilmente. - Per ogni evenienza, portiamo con noi i suoi documenti, soprattutto il suo libretto sanitario. Osservando queste regole, potremo assicurarci che il nostro amico vivrà positivamente il viaggio, e ci accompagnerà ovunque con spirito gioioso. | |||||
Microchip? SEMPRE!(Febbraio 2019)Purtroppo sono ancora troppi i cani che si allontanano o si perdono, e che, ritrovati senza microchip (o con microchip non correttamente registrato), sono destinati al canile, poiché non risulta possibile risalire al proprietario. Il collarino con la medaglietta serigrafata NON è una garanzia: può sfilarsi, può perdersi. Solo il microchip è la vera carta di identità del cane: è il salvacondotto per restituirlo alla famiglia che lo ama, anche quando la paura e il disorientamento lo spingono a vagare in luoghi lontani dalla sua casa. Oltretutto è obbligatorio. La Legge n. 281/1991, infatti, con l'istituzione dell'anagrafe canina in ciascuna regione, ha previsto una serie di sanzioni a carico del proprietario per la mancata o irregolare iscrizione all'anagrafe stessa. L'applicazione del microchip è un'operazione che richiede pochi minuti. È indolore e incruenta. Non ha controindicazioni né etiche né sanitarie. Non dà fastidio, e l'animale non lo sentirà mai. È possibile, è raccomandato, ma non obbligatorio, chippare anche gatti, conigli domestici, furetti, e altri animali da compagnia, per tutelarli in caso di smarrimento. Quando un nuovo amico a quattro zampe arriva a casa nostra, verifichiamo se ha il microchip. Se non l'ha, facciamolo subito applicare, se ce l'ha, segnaliamo all'ASL della nostra residenza le nostre generalità e i nostri recapiti. La legge ci dà 15 giorni per farlo. Tra l'altro è facilissimo: di certo abbiamo a cuore la salute del nostro nuovo amico, e una tempestiva visita del nostro veterinario di fiducia è sempre una buona pratica. Ci penserà lui a fare questa verifica, e ci darà immediatamente ogni indicazione al riguardo. Non trascuriamo questo adempimento: si tratta di una naturale integrazione del nostro animale nella famiglia, e gli dà la certezza di ritrovare sempre casa sua. Il microchip ha le dimensioni di un chicco di riso e viene posizionato sottopelle alla base del collo con un apposito applicatore monouso a cura del vostro veterinario, oppure da un veterinario dell'ASL. Esso riporta un codice numerico di 15 cifre, univoco, e può essere letto tramite un dispositivo presente in ogni studio veterinario, negli ambulatori veterinari ASL, e spesso anche presso canili, rifugi e associazioni che si occupano di cani abbandonati. Le banche dati, peraltro, sono liberamente consultabili su internet. L'accesso alla banca dati nazionale è QUI. Inserendo il numero di 15 cifre, il portale ci rivelerà: - regione di residenza - specie (cane, gatto, furetto...) - razza - sesso. Ma solo le Autorità potranno accedere alle informazioni sul proprietario. La registrazione all'anagrafe canina consente di associare il numero del chip alla famiglia di appartenenza e al domicilio. È dunque importante, in caso di trasferimento di residenza, comunicare il nuovo indirizzo all'ASL. Grazie al microchip, chi trova un animale scappato o smarrito, interpellando un veterinario, l'ASL o la più vicina struttura (o anche una delle tante associazioni per la tutela e la difesa degli animali) permetterà di riportare a casa un amico perduto, e farà sicuramente un'opera di bene. |